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Aldo Rossi

Milanese (1931-1997), è considerato da molti il più grande architetto italiano della seconda metà del ventesimo secolo. Ha iniziato la sua storia di architetto lavorando con Gardella e Zanuso. Drammaturgo dell'astrazione, della riduzione e della brevitas, con il suo linguaggio rigoroso di forme primarie, di geometrie e di evocazioni in assenza ha saputo creare alcune delle opere di architettura e di design più intensamente poetiche della sua epoca.
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Aldo Rossi: i palazzi e... le caffettiere

Aldo Rossi (3 maggio 1931, 4 settembre 1997), è stato un architetto e designer italiano. Ha ricevuto apprezzamenti in campo accademico, nel disegno, nell’architettura e nel product design. Viene ricordato come il primo italiano ad aver vinto, nel 1990, il Pritzker Prize, cioè quel premio assegnato ogni anno per onorare annualmente un architetto vivente le cui opere realizzate dimostrano una combinazione di talento, visione e impegno, e che ha prodotto contributi consistenti e significativi all'umanità e all'ambiente costruito attraverso l'arte dell'architettura. Ada Louise Huxtable, critico e membro della giuria Pritzker definì Aldo Rossi «a poet who happens to be an architect». 

Nato a Milano nel 1931, Rossi ha studiato per qualche anno a Lecco per poi tornare nella capitale lombarda e laurearsi nel 1959 al Politecnico di Milano con Piero Portaluppi. In questi anni si dedica anche alla scrittura di articoli sull’architettura per i magazine Casabella - Continuità, Società Magazine e Il Contemporaneo. 

L’attività di storico e teorico dell’architettura comprende, oltre alle collaborazioni con riviste quali Casabella Continuità, Società e Il Contemporaneo, la pubblicazione di Architettura della città (1966) e di A Scientific Autobiography (1984), oltre al film Ornamento e delitto e alla direzione della sezione internazionale di architettura alla Triennale di Milano (1973) e della sezione architettura della Biennale di Venezia del 1983. 

La carriera di architetto

La sua carriera professionale inizia nel 1956 nello studio di Ignazio Gardella, per poi passare allo studio Marco Zanuso. Nel marzo del 1960 è tra gli architetti presenti nell’esposizione ‘Nuovi disegni per il mobile italiano’ promossa dall’Osservatore delle arti industriali di Milano, curata da Vittorio Gregotti e Guido Canella con un allestimento ideato da Gae Aulenti. Vince il concorso per il rinnovamento degli interni e la sistemazione delle esposizioni del Museo di Storia Contemporanea di Milano, la cui realizzazione termina nel 1963 con la creazione della cosiddetta ‘Sala delle bandiere’. Importante anche l’impegno accademico, prima ad Arezzo e Venezia come docente di Composizione architettonica presso lo IUAV, poi dal 1965 al Politecnico di Milano e presso alcune università statunitensi tra cui Yale e asiatiche. Nel 1964 pubblica la ricerca ‘Contributo al problema dei rapporti tra tipologia edilizia e morfologia urbana’, commissionata dall’Istituto Lombardo per gli Studi Economici e Sociali. Del 1966 è il suo primo libro ‘L’architettura della città’, diventato un manuale imprescindibile per tutti gli appassionati di architettura. Il concetto cardine: una città deve essere capita, studiata, compresa nella sua memoria storica. Rossi concepiva la città come la somma di tutti gli stili architettonici che si sono alternati nel corso dei secoli e individuava lo scopo dell’architettura contemporanea nel cercare un dialogo e un’integrazione con il passato. Nella sua successiva attività di architetto, Aldo Rossi si impegnò nella ricerca di forme in grado di creare un punto di incontro tra passato e presente, tra modernità e tradizione; le individuò in una serie di forme geometriche elementari da lui definite archetipi. La sua ricerca della forma si trasmette anche nel suo impegno di designer industriale, basti pensare alle caffettiere create per Alessi.

Nel 1973 Aldo Rossi fu direttore della sezione architettura della XV Triennale di Milano. Nel 1985 e 1986 fu invece direttore di III e IV Biennale di Venezia. Nel 1990, primo italiano, ricevette il Premio Pritzker. Nel 1991 Rossi vince l’American Institute of Architects Honor Award per l’Hotel Il Palazzo, grazie al quale ottiene anche il premio della città di Fukuoka per la migliore architettura. L’anno successivo gli sono conferite due nuove onorificenze: la Thomas Jefferson Medal in Architecture, dalla omonima fondazione in collaborazione con la University of Virginia School of Architecture, e il titolo di Campione d’Italia nel Mondo per l’Architettura, da parte della Presidenza della Repubblica Italiana. In seguito a questi successi gli fu chiesto di esporre al Centre Georges Pompidou a Paris, al Beurs van Berlage di Amsterdam, alla Berlinische Galerie di Berlin e al Museum of Contemporary Art di Ghent. A novembre 1987 la York City Art Gallery, in collaborazione con il Royal Institute of British Architects di Londra, gli dedica un’esposizione antologica, e la Casa dell’Architettura di Mosca presenta per la prima volta il lavoro di un architetto italiano con la mostra Aldo Rossi.

I progetti più rilevanti 

In un primo momento Aldo Rossi si dedica a piccoli progetti e a studi teorici poi passa a lavorare su progetti architettonici più grandi e di più ampia rilevanza, come il complesso abitativo Monte Amiata al quartiere Gallaratese di Milano (1973) e il Cimitero di San Cataldo a Modena (1978), che gli daranno lustro internazionale. Il complesso abitativo Monte Amiata, che sorge nel quartiere Gallaratese, fu eretto fra il 1967 e il 1972 e consiste in un intervento di grande dimensione a cui prendono parte Carlo Aymonino, il fratello Maurizio Aymonino e Aldo Rossi. Da ricordare inoltre: l’ampliamento della scuola De Amicis di Broni (1970) e la scuola elementare di Fagnano Olona (1976), gli edifici pubblici di Fontivegge-Perugia e Borgoricco (1989), la ristrutturazione del Teatro Carlo Felice di Genova (1989), l’ampliamento dell’aeroporto di Milano-Linate (1993), fino al progetto per la ricostruzione del Teatro La Fenice di Venezia. Contemporaneamente la sua notorietà si afferma oltre i confini nazionali con realizzazioni quali l’isolato tra Kochstrasse e Friedrichstrasse a Berlino (1981), l’Hotel ‘Il Palazzo’ di Fukuoka (1989) e a Maastricht il Bonnefanten Museum (1994). 

Il Quartier Schützenstraße a Berlino

Il Quartier Schützenstraße, cioè l’isolato di Berlino ideato da Aldo Rossi, occupa l’intero isolato di circa 70.000 mq, delimitato appunto dalla Schützenstraße, la Charlottenstraße, la Zimmerstraße e la Markgrafenstraße. L’isolato è composto da una serie di 12 edifici molto diversi tra loro dal punto di vista dello stile architettonico, dimensione, forma, altezza, colori, materiali e tecnologia. Gli edifici inoltre si sviluppano attorno ad una serie di 4 corti interne pedonali, anch’esse molto differenti tra di loro e che prendono spunto dai tipici Hof berlinesi, che permettono di attraversare l’edificio e di viverlo in uno spazio delimitato ma scoperto. L’unico elemento che contraddistingue tutti gli edifici dell’isolato è lo zoccolo grigio dei piani bassi, che contrasta invece con i piani superiori generalmente molto colorati. In questo progetto l’architetto ha cercato di ordinare lo spazio interno e, senza ripetere ciò che si è perduto, di ricreare vita interna nel blocco. Percorsi e porticati e un giardino nel passaggio principale: il giardino non è un hortus conclusus, ma al contrario un filtro per collegare le diverse costruzioni e rendere più vivo l’interno. Gli edifici ospitano negozi, servizi, uffici e appartamenti. 

Aldo Rossi designer

Al design Aldo Rossi approdò solo agli inizi degli anni Ottanta, nell’ultima fase della sua carriera, e continuò a dedicarvisi ininterrottamente fino al 1997, anno della sua prematura scomparsa in un incidente d’auto. La sua attività di designer si presenta in perfetta continuità con la pratica e la teoria architettonica sviluppate negli anni precedenti al punto che i suoi oggetti di design possono essere considerati delle vere e proprie architetture in miniatura. Lo stesso Aldo Rossi diceva: «Un mobile è un misto: la forma, la funzione, il materiale e tante belle cose che si attribuiscono all'architettura». 

Tra il 1987 e il 1988 disegna l’orologio Momento, la caffettiera La Cupola e il prototipo di una sedia mai prodotta (Alessi), la serie di sedie Milano, il mobile Carteggio e, con Luca Meda, la sedia Teatro Open (Molteni & C). Continua anche la produzione in marmo con l’oggetto Sannazzaro, prodotto da Up & Up.

Ancora nel 1996, l’architetto disegna per Bruno Longoni il letto Lario e due mobili a intarsio prodotti in edizione limitata l’anno successivo, per Artemide la piantana Prometeo, realizzata in acciaio verniciato in nero opaco, e per Molteni & C. il prototipo del cassettone Segreto.

Aldo Rossi per Alessi 

Iconica la sua caffettiera La Cupola per Alessi, in produzione dal 1988. Un prodotto caratterizzato dalla capacità di sintonizzarsi sui gusti del pubblico propria dei grandi designer: una caffettiera moka per tutti, in un bell’alluminio che scalda il gusto del caffè all’italiana. Quasi un ‘monumento in miniatura’, La Cupola, che è tempio, torre e basilica, celebra il rito del caffè con ironica contaminazione di sacro e profano, inseguendo il sogno di un paesaggio domestico costruito in analogia allo spazio urbano in uno scambio dialettico tra architettura e paesaggio domestico, argomento caro al designer. Di Aldo Rossi per Alessi sono anche il bollitore Il Conico e la caffettiera La Conica. Le due caffettiere per Alessi sono ancora oggi di estrema attualità: oggetti funzionali ma, allo stesso tempo, elementi d’arredo iconici ora come lo erano negli anni Ottanta.

Architetto diffidente nei confronti dell’industria in generale, Aldo Rossi entra in contatto con la Alessi alla fine degli anni ’70, invitato a partecipare all’operazione di ricerca ‘Tea & Coffee Piazza’. L’azienda gli piace e si lancia in lunghi studi sugli oggetti per il caffè, diventati nel tempo una specie di ossessione: note, schizzi, fotografie, disegni, progetti di diverso tipo. Per Aldo Rossi la caffettiera è il simbolo per eccellenza del rapporto dialettico tra l’architettura (o meglio l’urbanistica) e il paesaggio domestico in cui questo monumento in miniatura si inserisce. Da questa ricerca sono nate le caffettiere espresso La Conica, La Cupola e Ottagono, insieme ad altri oggetti legati al rito del caffè.