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Frank Gehry

Nato nel 1930, si è laureato in Architettura presso l'Università del Southern California ed ha studiato City Planning alla Graduater School of Design dell'Università di Harward. Autore di progetti di edilizia pubblica e privata in America, Giappone e, più recentemente in Europa, ha ricevuto il Pritsker Architecture Prize nel 1989 ed il Wolf Prize in Art nel 1992. I suoi progetti sono stati pubblicati i tutto il mondo. La maggiore mostra retrospettiva, "The Architecture of Frank O. Gehry", è stata organizzata dal Walker Art Center nel 1986 ed ha girato i più importanti musei americani.
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Frank Gehry: architetto e non solo

Nel 1929 a Toronto in Canada nasce da una famiglia di ebrei polacchi Ephraim Goldberg, altrimenti noto come Frank Gehry. Ecco la storia di uno degli uomini che ha scritto la storia dell’architettura e del design.

Quando Ephraim compie diciotto anni, la famiglia Goldberg si trasferisce a Los Angeles. Riguardo a quel periodo, in un’intervista, Frank Gehry ha dichiarato: «Frequentavo il City College, guidavo camion e lavoravo in radio, ma non ero un granché. Studiavo ingegneria chimica, ma non mi piaceva. Allora mi sono chiesto ‘Cosa mi piace? Cosa mi fa sentire felice?’ Ed è così che ho iniziato a ricordare quanto amassi andare per musei e ammirare quadri e ascoltare musica. Mia madre mi portava sempre per musei e concerti da bambino. Ho provato a frequentare qualche corso di architettura: è tutto nato così». 

Dalla laurea al Pritzker Prize

Frank Gehry si laurea in Architettura presso l'USC nel 1954, stesso anno in cui cambia il suo cognome originario (Goldenberg) in Gehry. Subito dopo la laurea studia City Planning alla Graduate School of Design dell'Università di Harvard. La sua carriera di architetto – autore di progetti di edilizia pubblica e privata in America, Giappone ed Europa – inizia subito e corre veloce: la più importante mostra retrospettiva a lui dedicata, ‘The Architecture of Frank O. Gehry’, fu organizzata dal Walker Art Center già nel 1986 e girò i più importanti musei americani e dopo trent’anni di attività, nel 1989, ricevette il Pritzker Architecture Prize. 

Gehry è senza dubbio uno degli architetti più significativi del nostro tempo, le sue opere sono eclettiche e appariscenti, eppure a parole rimane modesto: «Lavoro sempre a un nuovo edificio e provo un’insicurezza salutare, ossia sento che sto facendo qualcosa che non sono certo che verrà bene.» Molti degli edifici da lui progettati, compresa la sua residenza privata a Santa Monica in California, attirano ogni anno visitatori incuriositi dal suo stile inconfondibile. I suoi lavori più conosciuti, sono citati in qualsiasi testo di settore, hanno segnato la storia dell’architettura contemporanea: il Guggenheim Museum di Bilbao, il Walt Disney Concert Hall di Los Angeles, la Louis Vuitton Foundation a Parigi, il Museum of Pop Culture a Seattle, il Weisman Art Museum della University of Minnesota a Minneapolis, la Dancing House di Praga. 

La Walt Disney Concert Hall

Nel 1987 Lillian Disney aveva donato cinquanta milioni di dollari alla città di Los Angeles per la costruzione di un edificio con l'intenzione che tale costruzione venisse legata per sempre al ricordo del suo defunto marito, Walt Disney. Il bando stabiliva gli aspetti fondamentali: un ingresso principale aperto, un sereno rapporto con il vicino Chandler Pavilion (l'attuale Music Center adibita a sala per opere e concerti), una facciata pedonale lungo Grand Avenue e un'area all'aperto riservata ai musicisti.

Al bando indetto nel 1989 per la Walt Disney Concert Hall di Los Angeles partecipò anche Frank Gehry tra i 72 concorrenti, molti dei quali architetti di fama internazionale. Fu la stessa Lillian Disney a scegliere quel progetto, quando Frank Gehry, in realtà, era ancora un architetto conosciuto solo a Los Angeles per le sue eccentriche residenze fatte di zinco e lastre di compensato dalle strane forme che a volte sembravano non rispettare l’elementare legge della gravità. 

Il Walt Disney Concert Hall è tuttora uno dei simboli di Los Angeles e uno dei lavori più famosi dell’architetto canadese. L'esterno ondulato dell'edificio, icona dell’architettura del Ventesimo secolo, ricorda i petali di una rosa aperta – fiore tanto amato dalla vedova Disney. 

Il 1989 è anche l’anno in cui a Gehry viene conferito il prestigioso Pritzker Architecture Prize. Il Pritzker Architecture Prize (Premio Pritzker per l'architettura) viene assegnato ogni anno per onorare annualmente un architetto vivente le cui opere realizzate dimostrano una combinazione di talento, visione e impegno, e che ha prodotto contributi consistenti e significativi all'umanità e all'ambiente costruito attraverso l'arte dell'architettura. 

Il capolavoro definitivo: il museo Guggenheim di Bilbao

Frank Gehry ha superato la sua stessa fama nel 1997, quando a Bilbao, in Spagna, viene inaugurato il museo Guggenheim. Il New Yorker lo definì «un capolavoro del ventesimo secolo» e la leggenda dell’architettura Philip Johnson lo descrisse come «il più grande monumento di un'intera generazione di architetti». Il Guggenheim è diventato un caso non solo per la sua architettura mai vista e il suo design innovativo, ma anche per lo slancio economico che ha dato a una città come Bilbao, che grazie alle opere del Guggenheim e all’interpretazione di Frank Gehry attira ora milioni di turisti ogni anno.

Dato il fenomenale successo del Guggenheim di Frank Gehry e il conseguente rilancio dell’economia di Bilbao, i critici hanno iniziato a chiamare ‘effetto Bilbao’ quel fenomeno di rivitalizzazione economica e culturale di una città grazie a opere architettoniche di successo. Si stima che l’economia della regione basca, nei successivi dodici mesi dall’apertura del Guggenheim, abbia registrato un incremento di 160 milioni di dollari. Tanti sono stati i tentativi di replicazione del cosiddetto effetto Bilbao, dall’espansione del Denver Art Museum di Libeskind al Museum of Pop Culture di Seattle di Gehry stesso. Nulla ha raggiunto l’effetto del Guggenheim di Bilbao, che ha reso l’architetto canadese, cresciuto negli Stati Uniti e d’origine polacca, una vera e propria archistar internazionale.

Il disegno del museo Guggenheim e la sua costruzione seguono perfettamente lo stile e i metodi di Frank Gehry. Come molti dei suoi lavori precedenti la struttura principale è radicalmente scolpita seguendo contorni quasi organici. Il museo, affermano i progettisti, non possiede una sola superficie piana in tutta la struttura. L'edificio, visto dal fiume, sembra avere la forma di una nave, rendendo così omaggio alla città portuale che lo ospita. I pannelli brillanti assomigliano alle squame di un pesce, e ricordano le influenze delle forme organiche presenti in molte opere di Gehry. Visto dall'alto il Guggenheim mostra senza ombra di dubbio la forma di un fiore. Per la progettazione il team di Gehry ha utilizzato intensamente simulazioni computerizzate delle strutture, riuscendo così a ideare forme che solamente qualche anno prima sarebbero risultate impossibili anche solo da immaginare. Progettazione digitale e simulazioni hanno reso minimo anche lo scarto di materiale e hanno reso possibile la realizzazione di un progetto che, altrimenti, avrebbe avuto un costo insostenibile.

Sempre a proposito del Guggenheim, costruito dopo aver vinto sugli altri partecipanti al bando Arata Isozaki e Coop Himmelblau, Gehry dichiarò: «Costruire questo museo è stato come costruire Notre-Dame, ma dopo. Notre-Dame e qualunque altra cattedrale costruita nel Medioevo sono nate come centro delle loro città, che gli sono cresciute attorno, quasi organizzandosi in funzione della centralità, anche simbolica, dell'edificio sacro».

I premi, la fama e lo stile

Il Pritzker Prize non fu l’unico riconoscimento internazionale ricevuto da Frank Gehry. Nel corso della sua carriera si ricordano anche l’Arnold W. Brunner Memorial Prize in Architecture, il Wolf Prize in Art (1992), il Praemium Imperiale Award (1992), il Dorothy and Lillian Gish Award, il National Medal of Arts, il Friedrich Kiesler Prize, l’American Institute of Architects Gold Medal, il Royal Institute of British Architects Gold Medal e il Leone d'Oro alla Carriera (2008). E, nel 2016, Frank Gehry ha ricevuto la Presidential Medal of Freedom dal presidente Barack Obama.

A chi lo definisce un archistar, Gehry risponde: «Sono cresciuto prendendo come modello le archistar del mio tempo: si chiamavano Le Corbusier, Alvar Aalto, Frank Lloyd Wright. Quello che sono oggi, lo devo anche a loro. Se possono spingere un giovane architetto a migliorarsi, ad essere sé stesso, ben vengano le archistar. Naturalmente, quando parlo di archistar, non parlo certo di me».

Frank Gehry è uno tra i maggiori interpreti del decostruttivismo: la sua ricerca è caratterizzata da un processo di scomposizione dell'edificio in unità volumetriche, ri-assemblate poi con una solo apparente illogicità, e dalla predilezione per le linee oblique e per materiali spesso insoliti, come rete metallica o lamiera ondulata. Lo stile di Frank Gehry è stato a volte definito non-finito o crudo. In realtà il suo stile si inserisce bene nella corrente funk californiana degli anni Sessanta-Settanta, che vedeva l’utilizzo di materiali poveri e poco tradizionali come l’argilla per fare opere d’arte alta. Tuttavia, è anche un fine conoscitore di arte e storia classica europea, come dimostrò la mostra del 1988 al New York's Whitney Museum.

Frank Gehry designer

Seppure Frank Gehry sia famoso soprattutto per i palazzi, i musei e tutti gli edifici rivoluzionari da lui progettati, importante è anche il suo contributo al mondo del design. Come non citare il Bollitore Pito Alessi per il brand italiano Alessi. La particolarità del bollitore Pito di Alessi è di avere nel tappo un fischietto melodico, che al raggiungimento della temperatura di evaporazione dell'acqua emette un armonioso suono. Frank Gehry ha dichiarato a proposito del bollitore e del suo fischietto: «Ho cominciato a disegnare pesci. Senza un preciso intento, scoprendo che li amavo, che davano quel senso del movimento presente nelle sculture classiche o in certe figure indiane.» 

Un consiglio ai giovani e agli aspiranti architetti che l'hanno preso a modello: «Quando mi capita di incontrarne, metto la mia firma su un foglio di carta, poi faccio mettere la loro e dico ‘non copiate la mia, date dignità alla vostra’». Un grande maestro.