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Gio Ponti

1891. Nasce Gio Ponti, noto designer e architetto milanese "universale". Fondatore di Domus nel 1928, organizzatore della 5° triennale a Milano, sostenitore del premio Compasso d'Oro. Dalle scenografie teatrali alle sedie, dagli oggetti da cucina agli interni dei transatlantici, dal Grattacielo Pirelli alle lampade, Gio Ponti è simbolo catalizzatore di pura innovazione. Muore a Milano nel 1979.
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Gio Ponti: il genio italiano

Gio Ponti, nato Giovanni Ponti, è stato un architetto, designer e artista italiano. Condusse una vita e una carriera unica, partecipando in prima linea alla rinascita del design italiano del dopoguerra. 

Nato il 18 novembre 1991 da Enrico Ponti e Giovanna Rigone, il designer ha servito durante la Prima Guerra Mondiale. Si è poi laureato in architettura nel 1921 al Politecnico di Milano, università nella quale ha anche insegnato dal 1936 al 1961. Sempre nel 1921 Ponti ha sposato Giulia Vimercati, giovane ragazza della Milano-bene appartenente ad una delle famiglie più influenti della città con la quale ha avuto quattro figli (Lisa, Giovanna, Letizia e Giulio). 

Gio Ponti, però, voleva essere pittore. Il padre Enrico, manager alla Edison, era stato categorico: nonostante il talento nel disegno rivelato da Giovanni sin da adolescente, era meglio puntare su una laurea in architettura, che dava uno sbocco professionale più solido rispetto al mestiere di pittore. Gio Ponti avrebbe rivoluzionato l’arte italiana come ne ha rivoluzionato l’architettura e il design?

Gli inizi: il Labirinto

Gio Ponti ha iniziato la sua carriera di architetto insieme a Mino Fiocchi ed Emilio Lancia, lavorando con i due tra il 1923 e il 1927. Nel 1927 fonda «Il Labirinto», collettivo di architetti, con Lancia, Buzzi, Venini e Chiesa, gruppo che propone oggetti e mobili d'avanguardia. Dal 1927 al 1933, invece, lavora con il solo Lancia: lo studio dei due era il prestigioso Studio Ponti e Lancia PL. In questi anni Ponti subiva l’influenza del movimento milanese neoclassico. La conformazione classica – come egli stesso diceva – la passione per la pittura e per le arti decorative, costituiscono la matrice da cui si sviluppa il primo linguaggio pontiano. Centrale in questa prima fase è un inedito approccio al tema dell'abitazione. Un esempio dello stile di Ponti a questo tempo sono la sua casa di via Randaccio a Milano, la villa Bouilhet a Parigi, il monumento ai caduti del 1929, la casa Rasini e il complesso Domus Julia–Domus Fausta ancora a Milano.

Le opere di Gio Ponti di questi anni vanno a inserirsi in quei canoni che si andavano delineando nel primo periodo fascista, con lo sviluppo della corrente del Razionalismo Italiano, le cui regole di realizzazione architettonica vennero prese dal designer e trasposte nelle sue creazioni di arredamento. «Tra il passato nostro e il nostro presente non esiste incompatibilità. Noi non vogliamo rompere con la tradizione: è la tradizione che si trasforma, assume aspetti nuovi, sotto i quali pochi la riconoscono» disse.

Lo Studio Ponti-Fornaroli-Soncini,

Nel 1933, con il progetto della casa Rasini ai Bastioni di Porta Venezia di Milano, termina l'associazione con Lancia e inizia la collaborazione con due ingegneri: Antonio Fornaroli e Eugenio Soncini, coi quali da vita allo Studio Ponti-Fornaroli-Soncini, che opererà fino al 1945. La prima grossa commissione dello studio è l’headquarter dell’azienda italiana Montecatini, che sarà solo la prima delle grandi commesse degli anni a seguire: Palazzo Ferrania ora Fiat e Palazzo del Liviano per l’Università di Padova per citarne alcune.

Fin dai primi anni Cinquanta, Ponti – dal 1952 già associato con l’ingegnere Fornaroli e l’architetto Rosselli – avvia una straordinaria serie di progetti, espressione della teoria della «forma finita». Nel campo dell’arredo la esprime con le cosiddette «pareti organizzate»: mobili auto-illuminanti, finestre arredate. Nel campo del design vanno qui ricordati i mobili per Cassina, dalla sedia Leggera del ’51 alla poltrona Distex e Round del ’56. Nel campo dell’architettura ne sono espressione invece le ville Planchart e Arreaza a Caracas e Nemazee a Teheran.

Gio Ponti e il grattacielo Pirelli

Del 1950 è invece la vittoria del bando per il grattacielo Pirelli. Proprio Gio Ponti progetta il simbolo della Milano moderna, insieme con i colleghi Pier Luigi Nervi e Arturo Danusso. Il grattacielo Pirelli è stato il secondo grattacielo di Milano: la sua costruzione ufficiale è iniziata nel 1956. L'opera fu costruita intorno a una struttura centrale in calcestruzzo armato progettata da Nervi. Tuttora il grattacielo Pirelli è il grattacielo realizzato in questo modo più alto al mondo (127,1 metri). L'edificio appare come una slanciata e armoniosa lastra di cristallo, che taglia lo spazio architettonico del cielo, disegnata su un equilibrato curtain wall e i cui lati lunghi si restringono in quasi due linee verticali. La pianta poligonale dona slancio all’edificio visto di tre quarti e ne dissimula la larghezza alla visione frontale. Proprio il diamante della base, un esagono allungato, era un tema dominante nei lavori di Gio Ponti; il diamante come simbolo di trasparenza di un’architettura «cristallina». Simbolo che si ritrova anche nella pianta del Pirellone, nelle facciate della Concattedrale di Taranto e della chiesa di San Francesco al Fopponino, nelle finestre dell’hotel Parco dei Principi a Roma, nelle piastrelle delle ville di Teheran e di Caracas. 

La costruzione del grattacielo Pirelli portò definitivamente Gio Ponti alla ribalta e furono tante le commesse di stampo internazionale che seguirono. Negli anni Sessanta i viaggi di Ponti si spostano dall'America Latina all'Oriente: realizzerà gli edifici ministeriali di lslamabad in Pakistan, una villa per Daniel Koo a Hong Kong e alcune importanti facciate per grandi magazzini (a Singapore, a Hong Kong, a Eindhoven in Olanda) oltre al Denver Art Museum del 1971.

Gio Ponti designer 

Lunga e importante è la carriera di Gio Ponti architetto, ma non bisogna dimenticare il Gio Ponti designer. Promotore dell’industrial design italiano, propone la produzione in serie nell’arredo d’interni come soluzione sofisticata, economica, democratica e moderna. Ponti ha disegnato moltissimi oggetti nei più svariati campi, dalle scenografie teatrali, alle lampade, alle sedie, agli oggetti da cucina. Gio Ponti partecipa fin da subito alla Triennale di Milano – nella prima edizione del 1933 è lui a mettere in scena un nuovo razionalismo italiano – per poi diventare curatore di molte delle edizioni successive. Dal 1923 al 1930 il designer lavora per la Manifattura Ceramica Richard Ginori. Tra le sue opere nel design industriale vanno ricordati: una linea di mobili per La Rinascente, la collezione di porcellane Domus Nova, la sedia Distex per Cassina e la celeberrima sedia Superleggera chiamata così perché era possibile sollevarla con un dito (pesa appena 1,7 kg) oltre che la sedia Livia. Leggerezza, semplicità, tradizione, modernità, tecnologia, materiali naturali, costi ridotti sono le caratteristiche di distinzione dei pezzi di arredamento dell’architetto che ha saputo progettare modelli di arredamento innovativi di stampo però storico.

«Creando la “Superleggera” - diceva Gio Ponti - ho seguito il processo perenne della tecnica, che va dal pesante al leggero: togliendo– materia e peso inerti, identificando “al limite” la forma con la struttura, saggiamente e senza virtuosismi, cioè rispettando allo stesso tempo l’'utilità e la “solidità esatta»”. Il modello classico è quello in frassino naturale, laccato nero o bianco con seduta in canna d’India, ma nel corso dei decenni ne sono state ideate numerose varianti. Una sedia che lo stesso architetto meneghino ha voluto annoverare tra i suoi tre più grandi capolavori, insieme con il grattacielo Pirelli della sua Milano e la Concattedrale di Taranto. 

La sedia Livia

Altra celebre sedia di Gio Ponti è la sedia Livia, disegnata per gli uffici dell’università di Padova nel 1937 e ora prodotta dal brand L’Abbate. Struttura in faggio massiccio, sedile in compensato multistrato di faggio. Di Livia, Stefano L’Abbate dice: «Se Livia fosse una donna rispecchierebbe il canone estetico della classicità greca, secondo il quale virtù e morale si rispecchiano necessariamente nella bellezza fisica. Così nella sedia, l’armonia e coerenza progettuale si rispecchiano in un prodotto di assoluta bellezza.»

Gio Ponti ha disegnato anche diverse lampade per brand di alto livello come Artemide, Fontana Arte e Venini. Tra i pezzi disegnati per FontanaArte, di cui è stato co-fondatore e direttore artistico, alcuni sono ancora in produzione: le lampade 0024, Bilia, Pirellina, Pirellone e il Tavolino 1932. La lampada Bilia nasce dall'incontro tra due forme geometriche solide; la base conica è in metallo nichelato spazzolato e sorregge all'estremità, il diffusore di forma sferica. Quest'ultimo è ottenuto attraverso la lavorazione del vetro soffiato bianco, con finiture satinate. Bilia di FontanaArte coniuga la semplicità delle linee con la tecnologia dell'illuminazione, garantendo una lampada da tavolo curata e ricercata in ogni singolo dettaglio.

Gio Ponti e l’editoria

Gio Ponti, oltre che architetto e designer, è stato anche direttore della rivista Domus, da lui fondata con Gianni Mazzocchi nel 1928, fino alla sua morte nel 1979. Domus rappresenterà per Ponti lo strumento di elaborazione e diffusione delle nuove idee progettuali, in architettura, nel disegno di arredo e nelle arti decorative. 

Nel 1957 Gio Ponti dà alle stampe «Amate l’architettura», un saggio dalle pagine colorate, una collezione di aforismi: piccole verità esposte per punti con prosa vivace e leggera. Ponti definì il suo libro una «piccola architettura da tasca» e aveva ragione: nelle sue parole sono presenti gli stessi caratteri distintivi degli edifici che lo hanno reso celebre. Leggerezza, estrosità, eleganza e frammentazione. 

La nascita del Premio Compasso d’Oro

Il contributo dato da Gio Ponti all’architettura e all’industrial design italiani è importantissimo. Gio Ponti è stato tra gli ideatori e i promotori del Premio Compasso d'Oro e tra i fondatori dell’ADI (Associazione per il Disegno Industriale). Il premio Compasso d'Oro viene assegnato sulla base di una preselezione effettuata dall'Osservatorio permanente del Design dell’ADI, costituito da una una commissione di esperti, designer, critici, storici, giornalisti specializzati, soci dell'ADI o esterni a essa, impegnati tutti con continuità nel raccogliere, anno dopo anno, informazioni e nel valutare e selezionare i migliori prodotti i quali vengono poi pubblicati negli annuari ADI Design Index. Così il lascito di Gio Ponti continua.