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Mario Bellini

Uno dei padri del disegno industriale, che ha dato identità visiva agli oggetti che hanno caratterizzato la modernità anni '80, tra cui ricordiamo le macchine Olivetti. Mario Bellini si è fatto portavoce del design, ricoprendo ruoli di spicco: lo ricordiamo in veste di Presidente dell'associazione per il disegno industriale, come direttore di Domus e come membro della Triennale di Milano.
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Mario Bellini: genio italiano

Nato nel 1935 a Milano, Mario Bellini si laurea in Architettura al Politecnico nel 1959. Architetto di formazione, decide di dedicarsi al design industriale intraprendendo una carriera di inarrestabile successo. 

Appena due anni dopo la Laurea, dal 1961 al 1963, Bellini è già direttore del design della prestigiosa catena di grandi magazzini La Rinascente, mentre dall’anno successivo e per lungo tempo inizierà la sua celebre collaborazione con Olivetti. Nel 1978 è nominato consulente per il reparto di ricerca e design della casa automobilistica francese Renault, mentre gli Anni Ottanta segnano, per la prima volta, il suo impegno in un progetto completamente editoriale: dal 1986 al 1991 è direttore di Domus, la nota e autorevole rivista mensile di arte, architettura e design. L’anno seguente l’ingresso in Domus, nel 1987, fonda la Mario Bellini Architects (MBA), destinata a diventare uno degli studi d’architettura italiani più prestigiosi: i servizi professionali offerti dalla MBA non hanno limiti, dal masterplanning all'architettura, dalla progettazione di allestimenti per mostre e musei al design d’interni.

Mario Bellini: giurie, premi e collaborazioni tra arte e design

La lunga e inarrestabile carriera di Mario Bellini è celebrata con la partecipazione a importanti giurie: dal 1969 al 1971 gli viene assegnata la presidenza dell’ADI – l’Associazione per il Disegno Industriale, cioè quell'associazione che riunisce, attorno al tema del design italiano ed internazionale, progettisti, imprese, giornalisti, critici, ricercatori, studenti e insegnanti, distributori – mentre nel 1979 è nominato membro del Consiglio Scientifico della sezione design per la Triennale di Milano. A oggi, sono stati otto i Compassi d’Oro vinti da Bellini e almeno altrettante le mostre a lui dedicate e i progetti celebri che l’architetto e designer ha sviluppato nella sua prolifica carriera, lavorando fianco a fianco importantissime aziende quali Cassina, Flou, Yamaha, Renault, Rosenthal, Vitra e Kartell.

Non solo architetto e designer, Mario Bellini è anche una figura a metà strada tra l’artista e il critico: fervente appassionato – e collezionista – d’arte, gli sono state dedicate diverse mostre personali nel corso della carriera che sono andate di pari passo con il suo crescente impegno nell’allestimento delle mostre d’arte. Tra le principali, vanno ricordate: Il Tesoro di San Marco di Venezia al Grand Palais di Parigi e in altri musei del mondo (1984-1987), The Italian Art in the 20th Century alla Royal Academy of Arts di Londra (1989), Il Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo a Palazzo Grassi a Venezia, poi a Parigi e a Berlino (1994-95), I Trionfi del Barocco. Architettura in Europa 1600-1750 nella Palazzina di Caccia di Stupinigi a Torino (1999).

I progetti in corso di Mario Bellini

I progetti attualmente in corso sono il nuovo Museo del Foro (Antiquarium 2014-2017) di Roma, l’Airterminal internazionale di Roma-Fiumicino (2014-2017), il Parco Scientifico e Tecnologico di Genova (2006-2017) e la Generali Academy di Trieste (2015-2017). Lo studio MBA ha altrettanti progetti in fase di studio, tra i quali, la Nuova Eco-City di Zhenjiang in Cina (2013-2018) e un grande complesso sportivo, culturale e residenziale nei Paesi del Golfo (2014-2022).

Uomo di larghe vedute e grande cultura, Mario Bellini ha insegnato e insegna tuttora in moltissime prestigiose scuole di design e architettura, tra cui l’Istituto Superiore di Disegno Industriale di Venezia, la Hochschule für angewandte Kunst di Vienna e la Domus Academy di Milano. Oltre alle cattedre fisse, Bellini tiene regolarmente workshops, seminari e conferenze nelle più prestigiose istituzioni di settore Internazionale. 

Mario Bellini, la Olivetti e Steve Jobs

Come anticipato, anche la storia di Mario Bellini, come quella di tanti altri designer illustri e menti geniali, si intreccia con l’azienda Olivetti. Infatti nel 1963, appena concluso il lavoro con La Rinascente, l’architetto diventa capo consulente del reparto di design dell’azienda. È in questi anni che Mario Bellini lascia il segno in alcuni dei progetti più innovativi del secolo scorso: in quello che è unanimemente considerato il primo personal computer prodotto al mondo, la Olivetti P101 del 1965, le iconiche calcolatrici Divasumma 18 e 28 del 1973, e le prime macchine da scrivere portatili al mondo, la serie Praxis di Olivetti, dal 1981. 

Con Olivetti Mario Bellini vince anche alcuni dei suoi otto compassi d’oro: premiati la macchina marcatrice di caratteri magnetici CMC7-7004 e la calcolatrice scrivente da tavolo Olivetti Logos 270. Ricordando gli anni spesi lavorando per Olivetti, Mario Bellini ha dichiarato: «L’ufficio è un ambiente più vicino alla casa che alla catena di montaggio, per questo deve essere funzionale, bello e comodo. Lavorando come consulente per Olivetti mi sono divertito e arricchito: ho dato forma a una nuova generazione di dispositivi elettronici che prima non esistevano, trasformando dei meccanismi in macchine addomesticate, disponibili a un rapporto con l'uomo e con lo spazio».

Il lavoro di Bellini per Olivetti era talmente rivoluzionario da colpire un altro rivoluzionario del XX secolo, Steve Jobs. Bellini in un’intervista: «Nel 1981 ero alla Conferenza Internazionale sul Design di Aspen. Era intitolata The Italian idea ed erano presenti tra gli altri Susanna Agnelli, Bertolucci, Pininfarina. Nel pubblico c’era anche Steve Jobs, che poi venne a trovarmi nel vecchio studio di Milano. Voleva che disegnassi i computer Apple, io gli risposi di no, avevo una consulenza con Olivetti che mi lasciava tutta la mia indipendenza, e non mi interessava essere un Company Designer». 

Sia l’opinione comune, sia il giudizio di esperti e colleghi, sia la realtà dei fatti erano concordi: Mario Bellini era un designer rivoluzionario. Un suo personale commento alla sedia Cab per Cassina lo rivela immediatamente:

«La Cab per Cassina è nata da un disegno semplice, dall’idea platonica di sedia: poi abbiamo realizzato la struttura in tondino di ferro, quindi ho chiuso le superfici con finta pelle, incollandola con la graffatrice. Abbiamo testato materiali e soluzioni diverse, eravamo aperti a tutte le sperimentazioni: il cuoio, ad esempio, era perfetto ma col tempo tendeva a cedere, così abbiamo inserito un piano di plastica. Non dobbiamo mai diventare puristi e perdere di vista la praticità». 

Otto Compassi d’Oro (e tanto altro) per Bellini

La figura di Mario Bellini è ormai un riferimento nel settore, il suo stile riconoscibile e ricercato gli è valso ben 8 premi Compasso d’Oro (onoreficenza concessa dall’ADI, il primo premio fondato in tutta Europa nel campo del design) e la Medaglia d’Oro al valore per la diffusione del design e dell’architettura nel mondo, assegnatagli nel 2004 dall’allora presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi. Il primo Compasso d’Oro di Bellini risale al 1962: «Cartesius era un tavolo semplicissimo. Quando mi hanno chiamato ho pensato fosse uno scherzo».

Ma sono stati molti altri i riconoscimenti nel mondo del design, dell’architettura e dell’arte. Ben venticinque delle sue opere sono presenti nella collezione permanente del MoMA (Museum of Modern Art) di New York, museo che nel 1987 ha dedicato all’architetto una retrospettiva personale, la prima di questo genere per il museo.

Mario Bellini e il MoMA

Il 1987 e la mostra retrospettiva a lui dedicata dal MoMA di New York sono stati sicuramente uno dei punti più alti raggiunti durante la sua carriera da Mario Bellini. In quell’anno il MoMA ospitava già altre creazioni di Bellini nella sua collezione permanente, tra cui i set da scrivania per Olivetti, la Cab per Cassina e le sedie da ufficio disegnate per Vitra.

«Ricordo ancora la telefonata. La collezione permanente del museo americano ospitava già 25 dei miei progetti. Mi fu affidato anche l’allestimento, un privilegio toccato a pochi, di cui vado ancora particolarmente fiero».

Mario Bellini - Italian Beauty è invece la prima mostra personale dell’architetto ospitata nella sua città natale, Milano, nel 2017 per festeggiare i trent’anni dalla retrospettiva che il MoMA di New York gli dedicò nel 1987. Un viaggio trasversale lungo quasi 60 anni tra design, architettura, exibition design e molto altro il cui percorso espositivo si snodava nelle sezioni Portale, Galleria, Piazza e nelle cosiddette quattro Stanze – ciascuna organizzata secondo un tema guida – con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sulla necessità e sul ruolo eversivo e salvifico della bellezza. 

Mario Bellini architetto

Dopo molti anni spesi principalmente nell’universo del product e interior design, Mario Bellini è tornata a focalizzarsi sull’architettura negli anni ottanta. 

«La ricerca della bellezza deve essere inarrestabile. Ma non può e non deve essere solo il traguardo dell’architetto. Che dovrebbe sempre avvertire la necessità di dialogo: con l’uomo, con la città, tra le culture, le religioni… Ogni nuovo progetto è come un viaggio, un’esplorazione alla ricerca di un significato, di un’emozione e della bellezza».

Tra le sue principali realizzazioni architettoniche si ricordano l'edificio per gli uffici della centrale termoelettrica di Cassano d'Adda, 1985-90; il centro internazionale congressi ed esposizioni di Villa Erba a Cernobbio, 1986-90; lo Yokohama Business Park a Yokohama, Giappone, 1987-91; l'ampliamento della Fiera di Milano, 1987-97;  il Tokyo Design Center, 1988-92, a Tokyo; il Risonare Vivre Club a Kobuchizawa, Giappone, 1989-95; la scuola elementare di Giussano, 1991-95; Stolitza Towers di Mosca, 1996; la nuova sede della Natuzzi Americas a High Point, North Carolina, 1996-98; la nuova sede della società Arsoa a Yamanashi, Giappone, 1996-98. 

«La difficoltà maggiore per l’architetto è quella di emozionare e dare significato, dissimulando l’immenso sforzo progettuale e costruttivo che sta dietro all’opera. E neanche con il design il compito è più facile».

Tra le opere più recenti vi sono il Museo della città di Bologna (2004-12), il Dipartimento delle Arti dell'Islam del Louvre (2005-12), il Parco Scientifico Tecnologico di Genova (2006 - in corso), il Milano Convention Center (2008-12), il Padiglione Italia di Expo 2015 (2015) e l'Antiquarium dei Fori Romani (2015-17).

Mario Bellini e il Giappone

C’è ancora un particolare, molto meno noto, della vita di Mario Bellini: l’architetto italiano è da tempo immemore un grande appassionato del Giappone. Nel corso della sua vita l’ha visitato almeno 130 volte e ha appreso anche un po’ della lingua locale. 

«Ho imparato a confrontarmi con una cultura radicalmente diversa dalla nostra. Ho realizzato il Tokyo Design Center e altre opere, che sono state avventure bellissime, perché progettare un edificio all’estero vuol dire tener conto della cultura e degli obblighi locali. In Giappone ogni costruzione deve essere capace di assorbire acqua, resistere alle scosse sismiche, permettere di scappare in pochi secondi, non deve proiettare ombra su altre proprietà e soprattutto non su edifici pubblici». Le larghe vedute non si acquisiscono solo sui libri, stando seduti alla propria scrivania.