Precedente
Maison Objet 2017: Parigi a settembre

La casa dei tuoi sogni è a un passo da te.
Iscriviti alla newsletter e ricevi il 10% di sconto per ordini a partire da 100€!
Approfittane e non perderti nessuna offerta o novità dal mondo LOVEThESIGN.
Mentre i vigneti e i castelli di Francia, Italia, California e Sud Africa hanno una storia di turismo enogastronomico lunga e consolidata, la regione vinicola spagnola della Rioja ha custodito la vinificazione che avveniva sulla propria terra come un prezioso segreto. Fedeli alle loro ferree radici agricole, i viticoltori di questa antica e aspra zona del nord-est della Spagna avevano scelto di concentrarsi sulla produzione del vino piuttosto che sulla sua commercializzazione.
L'orgoglio e il sospetto verso gli occhi indiscreti di altri viticoltori hanno per lungo tempo reso l'idea di aprire le loro bodegas (cantine) ai visitatori abbastanza ridicola... fino al giorno in cui non è stata trasformata in un’idea spettacolare.
La leggenda vuole che sia attraverso i riflessi rubino di un Riscal del 1929 - anno di nascita di Frank O.Gehry- che l’architetto canadese abbia intravisto il profilo architettonico di quella che sarebbe diventata la Ciudad del Vino Marqués de Riscal. Completato nel 2006, il complesso emerge dal paesaggio ricoperto di vigneti, ondulato e color miele, come un vasto vortice di nastri di titanio rosa, oro e argento (che richiamano i colori delle bottiglie dei vini Marques de Riscal), poggiati su un edificio in pietra arenaria, sotto la quale respirano silenziose circa 8 milioni di bottiglie di Marques de Riscal.
Ci sono voluti 50 milioni di euro e chissà quante bottiglie riserva perché i proprietari di una delle cantine più antiche della regione riuscissero a convincere l’archistar autore del progetto del Guggenheim di Bilbao. Il dialogo con la struttura del museo è evidente e impressionante se si considera il contrasto che qui, nello scenario rurale e collinare di Elciego (Alava, a 1h30 di autostrada da Bilbao), l' architettura riesce a generare con la matrice ottocentesca della bodega originale e del borgo alle sue spalle.
Oggi la struttura è un lussuoso hotel di 43 camere, più un ristorante con chef stellato, bar e una spa con vinoterapia.
Il castello del XXI secolofirmato Gehry è solo uno di una serie di edifici architettonicamente avventurosi costruiti su antichi vigneti. Nel vicino villaggio di Laguardia, la Bodega Ysios ha ricevuto nuova identità dal tratto dell'architetto valenciano Santiago Calatrava nel 2001.
L’edificio appare come un sinuoso susseguirsi di onde in acciaio che emulano le colline della Sierra Cantabrica, ma anche le botti di vino e le frastagliate foglie di vite che vibrano al vento.
Sicuramente più integrata nel paesaggio rispetto al futuristico edificio di Gehry, la cantina Ysios (dal nome delle divinità egizie Iside e Osiride) inonda di riflessi il cielo grazie alla copertura argentea e fa scintillare il sistema di canali di irrigazione che la circondano: un omaggio al fiume Nilo e al fascino esoterico dell’antica civiltà cui si ispira.
Se la Spagna è il Paese con la più vasta superficie vitata del mondo, questo triangolo è l’area con la maggior concentrazione di architetture coraggiose della Rioja: Elciego, Laguardia e, poco lontano, Villabuena, dove sorge il Viura Hotel. Non si farà vino ma il nome è quello di una varietà di uva.
Scavato nella collina rocciosa, il piano inferiore si incastona in una fondazione in pietra naturale lasciata a vista nei locali interni (ristorante, palestra, caffetteria). Le camere si trovano ai tre piani superiori, distribuiti in cubi accatastati che sembrano rocce rotolate lungo la scarpata. Il cemento e il rugginoso acciaio corten contrastano con la vegetazione che irrora la struttura attraverso atri interni e verdeggianti cortili esterni e terrazze che creano una sorta di giardino verticale.
Dopo diverse bottiglie di Rioja (un vino forte, dall’alta gradazione alcolica, il cui vitigno principale è il tempranillo), viene proprio voglia di cambiare e passare a qualcosa di più gentile, come un nostrano Sagrantino di Montefalco. È nelle terre di produzione di questo vino, in Umbria, nei comuni di Bevagna e Montefalco, che sorge La Tenuta Castelbuono, di proprietà della famiglia Lunelli. Dal 2012, grazie all’ispirazione del Maestro Arnaldo Pomodoro, la cantina è diventata un’opera d’arte all’interno della quale si vive, si lavora, si produce vino.
La cantina si offre allo sguardo come una grande cupola ricoperta di rame, incisa esternamente da crepe che ricordano i solchi della terra e internamente dai segni che sono l’inconfondibile cifra artistica di Arnaldo Pomodoro. Un elemento scultoreo a forma di dardo di colore rosso che si conficca nel terreno sottolinea l’opera nel paesaggio. Forma e nome dell’opera si riferiscono alla tartaruga, simbolo di stabilità e longevità che, con il suo carapace rappresenta l’unione tra terra e cielo.
Ecco la promessa progettuale che Pomodoro, amico da trent’anni di Marcello, fece al patron delle cantine Ferrari. Dapprima Marcello non capì e, per non darlo a vedere, annuì e sorrise. Poi, per togliersi d’impiccio, passò la palla al nipote. L’arte non è per tutti, anche se, con questa commissione, Arnaldo Pomodoro ha dimostrato di essere uno dei pochissimi grandi scultori al mondo ad avere la dimensione dell’architettura.
Parlare di vino e non passare dalla Toscana è una mancanza imperdonabile, soprattutto se a Livorno, nel comune di Suvereto, tra filari di vino e curve naturali, si erge un’altra cattedrale d’autore, meta di pellegrinaggio per molti enonauti: la Cantina Petra, o Cantina Moretti, portata alla luce dall’architetto svizzero Mario Botta nel 2003.
La struttura ha una planimetria articolata che in alzato assume la forma di un cilindro sezionato da un piano inclinato, circondato ai margini da due ali laterali schermate da lunghi porticati. Il progetto, che per alcuni aspetti rimanda alle antiche residenze della campagna toscana, unisce il disegno della vegetazione a quello architettonico: alla sommità del blocco cilindrico si inserisce la vegetazione che, con le proprie naturali trasformazioni stagionali, cambia ciclicamente pettinatura ed espressione alla cantina. Il corpo centrale, tagliato esternamente da una scalinata, ospita i serbatoi per la vinificazione e, al piano terreno e nel sottosuolo, le botti per l'invecchiamento.
Come gli altri tributi artistico-architettonici al dio Bacco, impressionanti opere di architettura moderna, anche Petra è infatti una macchina perfetta al servizio della produzione enoica.
Tavola & Cucina
Koziol
thesevenhints
Ambienti
Accessori casa
Idee Regalo
Bagno
Bagno NEW
Siderio
Tavola & Cucina
Officinanove
Antonio Norero
Rosendahl
L'atelier du Vin
Viceversa
XD Design
Cinqpoints
Size*
Quantity*