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FontanaArte, un catalogo di icone
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FontanaArte, un catalogo di icone

Un brand che evoca un ricco zampillo creativo, un gioco artistico di trasparenze vitree. Un nome azzeccato per la divisione artistica di un’azienda vetraria che ha raccolto successi e premi lungo tutto il corso del 900.

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FontanaArte, nomen omen.

Peccato che si tratti di un caso, seppur molto fortunato. 

Una fontana di idee intramontabili

La Luigi Fontana è un’industria produttrice di lastre di vetro per usi edilizi nata a Milano nel 1881. Nei primi anni dell’Ottocento sviluppa una ricercata produzione di oggetti d’arredo – pezzi unici e su ordinazione – realizzati utilizzando il vetro come materia prima. 

A partire dagli anni Trenta, questa linea produttiva viene affidata alla direzione artistica di Gio Ponti. Il Re Mida del design non perde tempo: già nel 1931 prende il volume primario per eccellenza, la sfera, e lo trasforma nella celebre lampada 0024.

Nello stesso anno progetta Bilia, che sarà messa sul mercato solo qualche tempo dopo. Bilia = cono rovesciato + sfera, un’equazione che descrive tutta la semplicità con cui il design sa generare in forma e in materia un’icona destinata a durare per sempre. Se si guarda alle creazioni contemporanee di designer della luce come Michael Anastassiades, Bilia sembra disegnata solo ieri, anzi, oggi. 

Bilia by FontanaArteBilia by FontanaArte

Lampada da tavolo Bilia
Lampada da parete rotonda Sole
Lampada da parete e applique Lunaire Led

Gio Ponti e Pietro Chiesa per FontanaArte 

Ora, immagina un giorno una star del design che mette a coltivazione intensiva una divisione aziendale secondaria, la quale comincia a sfornare un successo di critica e mercato dopo l’altro. Forse è il caso di darle voce. Forse è il caso di trasferirle il mandato fondante l’azienda: l’arte vetraria.

Sono le competenze tecniche del maestro vetraio Pietro Chiesa e di tutte le maestranze della sua bottega e un forno speciale – unico in Italia – a riportare il vetro al centro della linea artigianale della Luigi Fontana. L’azienda si allontana sempre più dal concetto di produzione industriale e anche il neo carattere artigianale assume velocemente una dominante artistica.

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Con la co-direzione Chiesa–Ponti, nasce ufficialmente FontanaArte.

Già solo nel primo decennio degli anni Trenta il brand firma una serie di pezzi che faranno la storia del design. Il tavolino Fontana, la lampada da terra Luminator, il vaso Cartoccio, Tavolino 1932, il candelabro 006

Gio PontiGio Ponti

Nel 1954 approda alla direzione artistica di FontanaArte Max Ingrand, celebre maestro vetraio e decoratore francese. Il mercato dell’arredo sta attraversando una profonda trasformazione: grazie al boom economico interessa strati sempre più ampi e diversificati della popolazione. Tutto il settore sperimenta il passaggio da una produzione limitata di pezzi unici alla grande serie, dai sistemi artigianali ai processi industriali. Max Ingrand è il protagonista di questo passaggio in FontanaArte: porta l’azienda a una più intensa produzione industriale, ma lo fa senza perdere l’attenzione dell’artigiano e il genio dell’artista. 

La lampada da tavolo Fontana

A riprova di ciò Fontana: la lampada da tavolo simbolo di FontanaArte, la sua icona, quasi il suo logo, forse il logos dell’illuminazione. Un corpo preziosissimo, in vetro soffiato bianco, elegantemente satinato: un elemento tondeggiante che si allunga leggermente verso l’alto sormontato da un tronco di cono. 

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È la forma della classica lampada con cappello, l’abat-jour per eccellenza.

La direzione artistica di Gae Aulenti

Se Ponti e Chiesa hanno trasformato il vetro in arte e Ingrand ne ha fatto un successo industriale, è Gae Aulenti, dal 1979, a portare l’azienda nel simbolico mondo del terziario, dove la comunicazione vale tanto quanto la produzione. 

Oltre alla firma dei big del design – in primis la sua – si garantisce un team di giovani collaboratori che curano ed esplorano lo sviluppo prodotto, la grafica, gli eventi e la comunicazione di FontanaArte. 

La nuova dimensione simbolica di FontanaArte ne pervade anche i prodotti. Con un’operazione alla Duchamp, Gae Aulenti sostituisce il piano di legno di un carrello industriale con una spessa lastra in vetro molato – simbolo della storia produttiva dell’azienda – e ne mantiene le tipiche rotelle industriali a movimento libero.

Vede così la luce, nel 1980, Tavolo con Ruote. Sette anni più tardi spalancherà le sue fauci antropomorfiche Parola, la lampada da tavolo firmata Gae Aulenti e Piero Castiglioni. 

Lampada da tavolo Fontana Total Black media
Lampada da tavolo Fontana piccola
Tavolino con ruote quadrato

Le collaborazioni internazionali

L’avvio di uno strategico lavoro di talent scouting da parte di Gae Aulenti porta FontaArte a collaborare nel corso degli anni con designer, architetti e artisti di fama internazionale come David Chipperfield, Vico Magistretti, Steven Holl, Norman Foster, Alvaro Siza, Renzo Piano.

L’approccio è, da un lato, quello della tradizione italiana della bottega d’arte fondato sul fare insieme e, dall’altro, l’espressione della singolare attitudine all’innovazione del design italiano. L’imprinting collaborativo di Gae Aulenti si tramanda attraverso le diverse direzioni artistiche di FontanaArte sino al 2013, che è l’anno del più marcato rilancio di questa vocazione.

Una nuova generazione di designer italiani e internazionali viene sfidata alla ricerca e allo sviluppo di materiali non convenzionali per FontanaArte senza tuttavia perdere di vista, nel vivo dell’esercizio tecnico, la centralità della persona nell’approccio con la luce.

Nascono Blom, progettata da Andreas Engesvik, che si aggiudica il Red Dot Award, la Volée di Fioravanti che si accende con un colpo quasi tennistico, la Cheschire di Gam Fratesi con la sua inconfondibile calotta di policarbonato opalino.

Cheshire Lamp by FontanaArteCheshire Lamp by FontanaArte

Una Fontana che non smette di sprizzare novità

Oggi FontanaArte espone al MoMA e in Triennale, ha flagshipstore a Milano, Londra e New York. 

Fedele a se stessa, non smette di rimpinguare la lista dei premi di design con – per citare i più recenti – il Good Design Award 2017 di Optunia, la lampada disegnata da Claesson Koivisto Rune e l’Archiproducts Design Award 2017 di Equatore, la lampada progettata da Gabriele e Oscar Buratti. 

Quasi come fosse ancora orientata dall’infallibile intuito dei suoi fondatori, FontanaArte non sbaglia un colpo nemmeno in campi che le competono meno del vetro. Nel 2016, grazie al restyling del sito web, si aggiudica l’Interactive Key Award – uno dei più importanti riconoscimenti italiani per la comunicazione digitale – all’interno della categoria Beauty, Fashion, Luxury.

Il vetro: la vera luce di una casa bella

Ma è nel vetro, grazie al vetro e attraverso il vetro che FontanaArte si definisce nella sua unicità. 

Oggi, dopo le contaminazioni nelle ultime collezioni che hanno visto l’impiego di materiali diversi, FontanaArte ha messo in moto un’operazione in cui il vetro torna ad essere la materia centrale. Segno della continuità tra passato futuro ma è soprattutto il luogo in cui si rivela, in totale trasparenza, la filosofia di FontanaArte: la vera luce di una casa bella.


L'articolo è di Giuliana Baccanelli

Lampada da tavolo Uovo media
Lampada da tavolo Chiara
Lampada da tavolo Sara
Lampada da tavolo Passion piccola
Lampada da tavolo Blom
Lampada da terra Cheshire
Lampada da tavolo Volée
Lampada da parete Riga Led media bianca
Lampada a sospensione Pangen
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