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Paolo Rizzatto per Rotaliana
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Paolo Rizzatto per Rotaliana

Continua il nostro dialogo con le aziende e i loro designer, scopriamo Rotaliana e un maestro che traduce la luce in oggetti già dalla fine degli anni ’60.

È l’occasione per dare un’occhiata al “dietro le quinte” del design e scoprire che i cosiddetti oggetti inanimati, tanto inanimati non sono…

Incontriamo il designer Paolo Rizzatto

In tutti i progetti Rotaliana c’è una dose, piccola o grande, di qualità “illuminanti” capaci di intuire e rivelare nuove soluzioni per la vita quotidiana. Un marchio che lavora nel rispetto della sostenibilità ambientale e sociale, della cultura che alimenta la ricerca e la formazione.

Paolo Rizzatto nel 1978 fonda con Riccardo Sarfatti la società Luceplan, i suoi prodotti sono inclusi nelle collezioni permanenti di numerosi musei e fondazioni internazionali, ha conseguito ben cinque compassi d’oro. Paolo Rizzatto pensa che il design sia semplicemente la traduzione in inglese della bellissima parola italiana “progetto” e che il progetto sia un processo conoscitivo: progettare significa conoscere quello che si sta progettando.

Paolo RizzattoPaolo Rizzatto

1.   C’è un'esperienza precisa, legata alla sua storia personale, che ha fatto scattare la molla del design? 

Nessuna molla, piuttosto credo vi sia stato un lungo processo naturale che partendo dal mio precoce interesse per il mondo dell’arte attraverso la pittura, la scultura, l’architettura ha spaziato nel corso di tutta la mia vita dalla scala della città a quella dell’oggetto. 

2.   A quali processi è interessato quando progetta? 

Cerco sempre di tener conto di tutte le componenti in gioco senza far prevalere l’una piuttosto che l’altra.

Si tratta di componenti storiche, tipologiche, funzionali, d’uso, formali, tecniche, industriali, economiche, commerciali, ecologiche. Le relazioni tra le diverse componenti sono complesse per qualità ed infinite di numero. Cerco sempre l’armonia di ogni singola parte e delle parti col tutto. 

3.   Se fosse una materia quale sarebbe?

Non saprei proprio identificarmi in unico materiale …. Avete presente Woody Allen ed suo film “ Zelig”…. ecco credo che avrei le sue stesse reazioni.

4.  In termini di arredamento che cosa rappresenta per lei, in senso lato, il massimo lusso?

Rinunciare all’apparenza per la sostanza.

5.  Cosa pensa possa fare il mondo del design per questa pandemia globale?

Continuare a fare quello che da sempre deve fare un buon “progetto”: consapevole del passato, attento e realista osservatore del presente, immaginare e proporre un futuro possibile.

6.  Qual è il suo rapporto con l’incertezza, il caso, l’imprevisto?

Sono sempre stati per me connaturati a tutti i processi progettuali e direi anzi che contribuiscono in modo determinante al fascino di tutti i progetti creativi.

7.  Quale aspetto di Rotaliana è più entusiasmante nel stimolare le sue idee?

L’aver trovato nella dirigenza e nell’ufficio tecnico una sponda molto reattiva, intelligente ed opportunamente propositiva con cui è stato facile instaurare un rapporto diretto, fattivo… a tutto questo non nuoce la bellezza della val d’Adige e della piana della Rotaliana.

8.  Squiggle è una collezione di lampade dal segno inconfondibile, contengono una reminiscenza: lo stupore di un bambino davanti ad una istallazione di Lucio Fontana. Lo sviluppo di un’idea spesso avviene attraverso percorsi nascosti, frutto di dialogo e confronti con l’azienda, oppure attraverso processi personali e intimi. Qual’è il sentiero che ha condotto a Squiggle? 

Si trattava della “Struttura al neon per la IX Triennale di Milano” realizzata da Lucio Fontana, quell’immagine ha accompagnato tutta la mia vita di progettista e tornava di tanto in tanto a riaffacciarsi alla mia mente. Oggi la tecnologia LED ci permette di realizzare una luce continua libera nello spazio. Rotaliana ha saputo supportare il progetto di dare forma e dimensioni a quella linea, di modo da renderla un manufatto movimentabile, vendibile, utilizzabile.

9.  Di cosa non potrebbe fare a meno la sua casa? 

             Il Muro per definirla, il Tetto per coprirla, la Porta per entrare, la Finestra per guardare.

10.  Quale pensiero per il pianeta è presente nella sua progettualità?

Da tempo sono consapevole della finitezza delle sue risorse e quindi da sempre ho progettato e continuo tutt’ora a progettare avendo ben” presente” che l’uomo non è il protagonista del grande spettacolo dell’universo ma soltanto uno degli attori anche se l’unico “cosciente” di esserlo.      

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