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Artemide dans la Ville Lumière: M&O Paris 2016
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Berlino, Prussia, primavera del 1851: l’EXPO numero uno è alle porte. Il Ministro dell’Economia deve scegliere quali aziende invitare a Londra per partecipare alla Grande Esposizione delle Opere Industriali di Tutte le Nazioni. Sarà un momento importante. Un nome gli gira in testa: Villeroy & Boch. Da tempo sente parlare di questi produttori di ceramiche e porcellane, vasellame e stoviglie. Decide di informarsi, chiede alla moglie.
Il Ministro scopre che le loro porcellane sono di un bianco splendente e, grazie a un processo di produzione innovativo, sono molto resistenti. Piatti e piattini, tazze e tazzine, coppe e coppette sono diffusi in tutto il paese. Scopre di averne a casa propria: è il servizio che usano tutti i giorni. L’innovazione, l’impresa, la tradizione: una storia nobile che ha creato porcellane alla portata di molti. Stile, tecnica, qualità e industria: è una storia di design.
In Villeroy & Boch lo chiamano il full-range concept. È una delle strategie chiave, intrapresa già nel 1843, quando la loro mission divenne arredare tutta la tavola. Così iniziarono a produrre calici e flûte di cristallo, bicchieri, coppe e candelieri. E così, oggi, il range degli oggetti prodotti da Villeroy & Boch ha varcato anche la soglia della cucina: pirofile e vassoi, colapasta, macinaspezie e coltelli di ceramica.
Una storia di continua innovazione: nuove forme, nuove decorazioni, fantasie floreali e motivi orientali. Una tavola raffinata ma non impegnativa, resa unica da elementi coordinati ma diversi tra loro.
Villeroy & Boch ha creato oggetti di uso quotidiano senza rinunciare alla passione per la collezione. Un successo popolare che dall’estate del 1851 a Hyde Park li ha portati a molte altre EXPO, da Parigi a Chicago, da Philadelphia a San Pietroburgo e che ha fatto crescere il brand fino a rapportarsi alle più note porcellane italiane e francesi.
Un piatto bianco e splendente, con un doppio bordino nero e, dipinta al centro di una cornice tonda, una scena rurale dalle tinte vivaci e dai colori gioiosi. Design naif è il nome della più celebre collezione di Villeroy & Boch. La collaborazione con Gérard Laplau nasce con una cartolina. A Mettlach si innamorano di quell’immagine che ritengono capace di trasmettere con semplicità i valori della tradizione e della vita rurale, valori a cui le famiglie Villeroy e Boch si sentono molto legate.
Così scrive Isabelle von Boch, portavoce del brand. Famiglie, bambini e collezionisti sembrano darle ragione: la passione per le porcellane con i dipinti di Laplau non sembra avere tempo né luogo. In breve la serie diventa un intramontabile cult anche grazie alla varietà di oggetti e soggetti che la caratterizzano: piatti piani, fondi e da portata; tazze, ciotole e mug. Ognuno con diverse scene, tra temi familiari e rurali, tra estati e inverni, tra vita quotidiana e vicende bibliche, come la celebre e spensierata Arca di Noè, quella preferita dai bambini.
Presenti in 125 paesi nel mondo: è la diffusione raggiunta oggi dalle porcellane di Villeroy & Boch. Ma la sede è ancora nella vecchia abbazia benedettina di Mettlach, acquistata e trasformata da Jean-François Boch a fine Settecento, in quelle terre di confine tra Francia, Germania e Lussemburgo dove il brand nacque come fabbrica di vasellame e stoviglie.
Due famiglie, Villeroy & Boch, due imprenditori che rinunciano alla concorrenza di quartiere per realizzare un sogno più grande. La vocazione di Villeroy & Boch è internazionale, da sempre, e cavalca senza esitazione il cambiamento, vivendo e superando l’ascesa e la caduta di imperi e nazioni.
Una storia che rimanda inevitabilmente alle sue porcellane, uniche e resistenti: messe in tavola giorno dopo giorno, tramandate di generazione in generazione. Un successo che li ha condotti a disegnare e produrre i servizi da cerimonia utilizzati da Pio XII in avanti per prendere il tè a Città del Vaticano.
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