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Candele

Candela fa rima con atmosfera - non proprio, ma quasi. Sicuramente nel mondo del design è così: forme, colori e profumazioni si combinano in modi impensati per creare oggetti affascinanti da vedere e perfetti per arricchire le tue serate - che lasciano una traccia anche dopo che hanno finito di ardere.
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Candele: storia e produzione

Le candele un tempo erano fondamentali per illuminare ambienti al buio, laboratori artigiani e strade, quindi avevano un uso esclusivamente pratico. Oggi vengono utilizzate per lo più a fini decorativi, come veri e propri componenti d'arredo oppure come elementi per profumare delicatamente gli ambienti. Anche nell'ambito di sessioni di yoga e aromaterapia non è raro che le candele vengano accuratamente scelte in funzione del profumo sprigionato. Sul sito LOVEThESIGN troverete un catalogo ricco di candele di ogni forma, misura e colore. Ogni prodotto realizzato artigianalmente è firmato da grandi designer del settore, come la linea KOTO di Skandinavsk, realizzata in cera vegetale certificata FSC e cera minerale di uso alimentare. La certificazione FSC è una garanzia per ogni acquirente, in quanto assicura il rispetto degli standard previsti in termini ambientali, sociali ed economici per quanto riguarda l'utilizzo delle materie prime. Se volete stupire i vostri ospiti o state cercando un regalo originale e diverso dal solito, scoprite anche tutta la linea Cone, realizzata a mano da Ester&Erik. Disponibili in varie misure e colori, queste candele sono anch'esse sicure e certificate e non rilasciano fumi tossici e nocivi per la vostra salute. 

Quando si utilizzano delle candele in casa, è sempre bene ricordare alcune accortezze per evitare che possano verificarsi problemi o danni, a persone o all'abitazione stessa. Innanzitutto assicuratevi sempre di far arieggiare la stanza, dal momento che una candela accesa consuma ossigeno in maniera attiva. Evitate di posizionarla nei pressi di aperture e correnti d'aria, tessuti e oggetti facilmente infiammabili. Riponete le candele negli appositi porta-candele, non utilizzate ciotole improvvisate perché potrebbero accidentalmente cadere per terra. Prima di accenderle, controllate di aver eliminato ogni plastica e involucro di imballaggio. Se state utilizzando due candele contemporaneamente, lasciate sempre uno spazio di alcuni centimetri tra una fiamma e l'altra. In ultimo, ma non per importanza, ricordate di tenere i bambini ed eventuali animali domestici alla larga. Per fare un buon uso delle candele e favorirne la loro conservazione, controllate che lo stoppino non sia troppo lungo. Se supera i 5 millimetri accorciatelo perché la fiamma potrebbe fare fumo. Quando dovete spegnere la candela, evitate di soffiarci sopra o peggio di bagnare lo stoppino con dell'acqua. Utilizzate l'apposito spegni-candela o in alternativa versateci sopra della cera colata dai bordi.

Questo lo proteggerà impedendone la rottura. Poi sistemate nuovamente lo stoppino in posizione verticale per evitare che si deformi. Non lasciate le candele esposte agli sbalzi di temperatura, ma riponetele in un luogo protetto e asciutto. Il troppo caldo o il troppo freddo potrebbero difatti rovinare la cera, producendo crepe e deformazioni. Evitate inoltre di accendere e spegnere ripetutamente le candele, in quanto questo favorisce la formazione di un avvallamento intorno allo stoppino che finirebbe per farlo sprofondare. Per pulire una candela impolverata, evitate sgrassatori e prodotti da supermercato, ma servitevi di un panno morbido e liscio o di un pennellino, nel caso in cui la candela presenti delle lavorazioni e degli intagli. Nel caso in cui una candela particolarmente sottile si deformi, appendendosi da un lato, potete raddrizzarla semplicemente impugnandola e sfruttando il calore della vostra mano. In alternativa, se avete difficoltà, appoggiatela vicino ad una fonte di calore, ad esempio un termosifone, e provate a lavorarla con le mani. Dovrebbe riprendere la sua forma senza problemi.

Non tutti sanno che la storia e la nascita delle candele si perde indietro nel tempo. L'utilizzo del fuoco per creare luce al calare del sole risale addirittura a 15.000 anni fa, quando si utilizzavano la pece o il grasso animale per alimentare torce realizzate con il legno. Nel periodo dell'antico Egitto si iniziarono a costruire le prime lampade, utilizzando tessuti imbevuti di grasso animale, ma solo con l'avvento dell'epoca romana comparvero quelli che possiamo considerare gli archetipi delle attuali candele. Si utilizzava una sorta di stoppino rudimentale intorno al quale si arrotolavano le foglie di papiro, bagnate nella cera d'api. Le candele fungevano da elemento d'illuminazione, ma erano fondamentali soprattutto per le cerimonie di carattere religioso. Acquisirono anche un significato tutto particolare durante tutto il periodo del Cristianesimo, associate al simbolo della fede e della purezza. Non è una novità che la religione ne abbia fatto largo uso: alcuni reperti storici testimoniano la presenza di candele durante il periodo dell'Hanukkah, la festa ebraica delle luci, mentre l'imperatore Costantino ne fece esplicita richiesta nel corso delle festività della Pasqua. Durante il Medioevo si iniziarono ad utilizzare per la prima volta gli stoppini ricoperti di cera per la realizzazione delle candele. Si passò anche all'utilizzo della cera d'api tra le classi sociali più ricche ed abbienti. Questo materiale assicurava una migliore qualità della candela, che aveva una fiamma più stabile e regolare e produceva di conseguenza meno fumo. Ci si rese conto proprio in quel periodo che la candela poteva essere impiegata anche per misurare lo scorrere del tempo. La cera infatti si consuma in modo regolare, quindi annotando il tempo impiegato per far bruciare una candela intera, si poteva adottare quest'ultimo come strumento di misura. Le candele servivano durante i processi giudiziari per stabilire il compenso del giudice: più ne venivano consumate, più la paga era alta. Intorno al 1200 nacquero anche le prime botteghe dove si lavorava la cera in maniera artigianale: piccoli laboratori con pochi attrezzi in cui si dava forma a candele molto stilizzate.

Tuttavia quasi tutte le donne dell'epoca erano in grado di fabbricare candele in casa. Accanto all'utilizzo dei grassi animali, che fino a tutto il 1800 conosceranno largo impiego, si iniziarono a produrre le prime candele vegetali, molto più costose. In India ad esempio la cera veniva estratta dall'albero della cannella portato ad ebollizione, mentre in Giappone era ottenuta dal mallo di noce. Dopo la scoperta dell'America, si iniziò a prendere in considerazione la possibilità che le candele potessero emanare profumi piacevoli: bastava unire la cera all'essenza prodotta dalle bacche del mirto. Inoltre ci si rese conto che la cera ottenuta dal grasso dei capodoglio costava poco, produceva una fiamma più pulita e vivida e non aveva un odore pungente. Il mercato delle balene in quel periodo fruttò molto e spesso i marinai si ritrovavano a rischiare la vita durante le tempeste pur di riuscire a riportare a terra ingenti quantità di grasso da rivendere. In questi anni avvennero importanti cambiamenti nel settore della produzione delle candele: nel 1820 Michel Eugène Chevreul, un chimico di origine francese, imparò ad estrarre dai grassi animali la stearina, una cera più dura che non faceva deformare le candele con il calore. Successivamente, insieme a Gay-Lussac, riuscì ad ottenere anche il brevetto per la preparazione dell'acido stearico e margarico. Un notevole passo in avanti avvenne però tra le pareti della fabbrica dell'Étoile di Parigi, dove De Milly e Motard misero a punto il processo di saponificazione calcare. Prima di assistere ad una produzione su larga scala, si dovrà aspettare il 1840, quando Cahouet progettò di unire diversi stampi per le candele e montarli su un unico telaio. Quello fu solo l'avvento di una nuova era che prese avvio definitivamente nel 1846, quando Newton realizzò il primo macchinario per la produzione delle candele. L'anno successivo Droux esportò la macchina in Francia, dove venne perfezionata e si introdussero anche le cere minerali. Da lì a poco fece comparsa anche la paraffina, ottenuta dalla raffinazione del petrolio. Unita alla stearina, divenne il composto principale per la realizzazione delle candele. La prima venne prodotta a Battersea, nel Regno Unito. Tuttavia con l'avvento della lampadina, a fine '800, la candela iniziò pian piano a scomparire dal commercio. Un suo importante recupero avvenne solo intorno agli anni '50, non più come fonte d'illuminazione, bensì come oggetto d'arredo. Negli anni successivi iniziarono a fare capolino anche le prime cere vegetali, ottenute dalla soia e dalla palma, ed aumentò l'attenzione per la qualità e la sicurezza dei prodotti.

Come fanno a bruciare le candele?

Le candele riescono ad ardere grazie alla presenza di combustibile. Quest'ultimo può essere di diverso tipo: in origine le prime candele utilizzavano grasso animale, poi si è passati a quello vegetale ed infine al gel. Ad oggi la stragrande maggioranza delle candele contiene paraffina, un derivato del petrolio che potrebbe rivelarsi molto pericoloso per la nostra salute. La paraffina non è altro che il residuo della lavorazione del petrolio sottoposto a sbiancamento. Tuttavia esistono diverse tipologie di paraffina, come quella siglata E905 (paraffina idrogenata) che viene ritenuta meno tossica rispetto ad altre che invece rilasciano sostanze nocive come il benzene, la formaldeide o il toluene. La paraffina è composta da idrocarburi alifatici, cioè catene di ossigeno e atomi di carbonio che contengono tutta quell'energia che poi viene rilasciata quando si accende la candela.

Così la maggior parte dell'energia si trasforma in fiamma e produce anche calore, mentre solo una minima parte scioglie la cera stessa. In termini numerici, si è visto che il 73% di energia si trasforma in luce, il 23% in calore e il 4% di energia scioglie la cera. Un altro componente fondamentale per la realizzazione di una buona candela è lo stoppino, costituito da fili di cotone intrecciati tra loro. Il cotone dovrebbe essere naturale e puro al 100%, per evitare che al suo interno ci siano nylon o piombo i quali, al contatto con la fiamma, andrebbero a rilasciare a loro volta sostanze tossiche. Il cotone inoltre non deve essere sbiancato perché gli agenti coloranti si disperdono anch'essi nell'aria con il calore. Le dimensioni dello stoppino, chiamato anche lucignolo, dipendono da numerosi fattori e devono rispettare determinare proporzioni numeriche che tengono conto anche del diametro della candela stessa. Oggi quando si vuole determinare la purezza e la qualità di una candela si utilizzano diversi test che vanno ad analizzare determinati aspetti quali: il punto di fusione e il punto di solidificazione, la quantità di paraffina, di cera o di ceresina presente, il potere illuminante della candela stessa, il colore, l'odore, l'acidità e la saponificazione, la prova della curvatura, il modo di bruciare. 
Osservando da vicino il colore della fiamma, si possono notare diverse sfumature e tonalità che riflettono i vari processi in atto. Nella parte bassa, proprio alla base, c'è una zona di colore blu dove avviene la scissione degli idrocarburi in molecole di ossigeno e atomi di carbonio. L'ossigeno e l'idrogeno reagiscono e formano il vapore acqueo. Poi c'è una sezione di colore arancione, caratterizzata da una minore presenza delle molecole di ossigeno, ed infine c'è la parte alta della fiamma di colore giallo, dove la temperatura raggiunge i 1200 gradi. Intorno alla fiamma della candela ci sono movimenti continui di aria: l'aria fredda si riscalda, si spinge verso l'alto (e questo dà la caratteristica forma della fiamma) e viene rimpiazzata da nuova aria fredda che continuerà a muoversi.

Quando la fiamma della candela risulta essere più scura oppure inizia a scoppiettare, con molta probabilità la candela contiene sostanze chimiche nocive e impure. In questi casi è consigliato spegnere immediatamente la candela, in quanto si è visto che il fumo passivo indotto da una candela di questo tipo è molto più pericoloso del fumo di sigaretta. Una candela di qualità, che non sia nociva per la nostra salute, dovrebbe contenere cera d'api, cere vegetali (come la cera di carnauba, la cera di riso o la cera di sparto) o dovrebbe essere completamente di stearina. Generalmente queste candele sono molto più costose, ma in questo modo si ha la certezza di non respirare fumi tossici. Pensate che una candela di scarsa qualità potrebbe esporvi a concentrazioni di piombo 13 volte superiori rispetto al limite stabilito. Questo significa che una candela potrebbe potenzialmente trasformarsi in un vero e proprio nemico per chi vive in casa, anche se spesso si tende a sottovalutarne gli effetti cancerogeni. La candela di cera d'api al contrario sprigiona nell'aria gli ioni negativi e quindi ha un effetto benefico e tonificante per il corpo. Non produce fuliggine ed è anallergica, per questo motivo è molto ricercata e preziosa. La differenza di prezzo tra le candele risiede proprio nella diversa qualità dei materiali e nei vari metodi di produzione. Una candela lavorata artigianalmente richiede tempo e dedizione, al contrario di un prodotto industriale ottenuto in serie, quindi è normale che il suo prezzo tenderà a lievitare.

Ma cosa vengono realizzate le candele? 

Le candele prodotte a partire da stearina e paraffina vengono fatte colare negli stampi e poi lasciate ad imbiancare sotto la luce e all'aria aperta. In alcuni casi vengono aggiunti alla cera dei piccoli pigmenti di colore azzurro che vanno a contrastare con il colore giallognolo naturale della cera. Nel caso di candele naturali ed ecologiche, il colore viene ottenuto utilizzando composti naturali ed organici, non inquinanti. Una volta definite le dimensioni della candela, questa viene sottoposta ad un laborioso processo di lucidatura. Le candele di cera d'api oggi sono abbastanza rare, perché si tende ad utilizzare per lo più componenti diverse e molto più economiche, come la ceresina o la cera carnauba. Un tempo le candele venivano fabbricate a mano e curate passo dopo passo. Ancora oggi ci sono laboratori artigiani che realizzano i loro prodotti a mano, ma la stragrande maggioranza è stata soppiantata dalla produzione industriale. Esistevano tre differenti metodi per produrre le candele: la torcitura a mano, il metodo del cucchiaio e quello della bacchetta. Con la torcitura a mano, si usava immergere la cera nell'acqua calda e lavorarla con le mani. Si prendeva lo stoppino con la mano sinistra, per tenerlo in posizione verticale, e si avvolgevano intorno ad esso dei lunghi nastri di cera, servendosi della mano destra. La lucidatura e il passaggio finale per rendere la cera omogenea avveniva facendo rotolare più volte la candela su un piano di marmo. Con il metodo del cucchiaio si preparava invece un contenitore grande con la cera e su di esso veniva appeso un uncino. Si legava lo stoppino all'uncino facendo in modo che rimanesse perpendicolare al contenitore stesso; la cera veniva presa con un cucchiaio e fatta colare dall'alto sullo stoppino. In questo modo si poteva recuperare tutta la cera che colava in eccesso. Per proteggere la punta del lucignolo, si utilizzava un rivestimento di latta. L'operazione veniva ripetuta diverse volte, fino ad ottenere il diametro desiderato. Per fissare la cera si immergeva la candela in una bacinella di acqua tiepida e poi si lisciava la superficie facendola sfregare tra due tavolette di legno. Con il metodo delle bacchette si procedeva invece immergendo direttamente gli stoppini nella cera, servendosi di lunghe bacchette per sorreggerle.