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I colori di tendenza per l’autunno/inverno 2020

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36 partite in meno di 2 settimane per arrivare alla fase degli scontri diretti. Che tu sia in trepidante attesa di questa primavera all’insegna del calcio o che tu non sappia neanche perché un fallo è da rigore e uno no, poco importa: almeno una sera sarai costretto a sederti sul divano per gustarti un match terribilmente noioso.
Suonano gli inni nazionali. Le squadre sono in campo, la tensione sale. Fischio d’inizio: per 10 minuti nessuno riesce a stare fermo sul divano. Grida, incoraggiamenti, commenti: passami da bere! Poi, se non succede nulla di eclatante, il vociare scema e cala il silenzio.
Inizi a guardarti attorno, sono tutti un po’ distratti. Tiri fuori dalla tasca il telefono. Apri Instagram, niente di interessante nel tuo feed. Su Twitter sembra esserci movimento: tutti gli hashtag sono per la partita. Due, tre messaggi al secondo. Ognuno dice la sua, i VIP della tv cercano di fare la battuta giusta per essere notati. L’unica cosa certa è che, evidentemente, non sei l’unico a trovare il match noioso.
C’è una ragione se i centrocampisti non diventano (quasi mai) famosi come gli attaccanti. Quando la palla rimane nella loro zona troppo a lungo, la tensione scema, la partita diventa uno scontro di logoramento e per lo spettatore si trasforma semplicemente in un match… noioso.
Ecco, la tua Nazionale non esce dal centrocampo e il tempo passa veloce come quando sei bloccato in un ingorgo in tangenziale. I tweet improvvisamente sono più numerosi, ma non così divertenti. Ti accorgi che qualcuno nel salotto sta parlando di altri che non sono presenti stasera. Pettegolezzi. C’è chi va in bagno, chi va in cucina. I commenti tecnici si trasformano in rimproveri.
Finisce il primo tempo, uno sbadiglio. Il padrone di casa va in cucina e quando torna ha in mano una scatola: “l’ho ordinato online la scorsa settimana, lo proviamo?”
È un set da cocktail, con tanto di shaker. I volti di tutti si illuminano, i telefonini sono appoggiati sul tavolo, inizia la caccia al tesoro alle bottiglie di alcolici e soda. Un vicino abbandona il suo posto privilegiato al centro del divano, proprio di fronte al televisore, per correre a casa propria e tornare con tre bottiglie di superalcolici ricevute in regalo per Natale.
Mentre i telecronisti cercano invano di far sembrare eccitante un passaggio sbagliato, la serata ha finalmente cambiato ritmo. Dopo dieci minuti sono pronti i primi cocktail. Sul tavolo sono apparsi vassoi e contenitori per tapas e un ragazzo, chiamato da non sa chi, ha consegnato il cibo Thai e ha ricevuto come mancia un Long Island un po’ troppo alcoolico (dalla finestra lo vedi pedalare felice nelle strade deserte di una sera in cui gioca la Nazionale).
Squadre in campo, la partita riprende. Due estremisti calcistici si ostinano a stare seduti al centro del divano (con in mano due White Russian), tutti gli altri sono usciti in terrazza: spostano indaffarati i sacchetti di carbonella e hanno acceso il barbecue. Il telecronista fa un urlo stridulo, tutti si voltano verso il televisore, ma la palla è sopra la traversa di tre metri almeno. Torna il chiacchiericcio.
In tv qualcuno si alza dalla panchina, in terrazza qualcuno ci si accomoda. Il padrone di casa ha dovuto mettere in campo anche gli sgabelli e i primi spiedini sono già serviti. Il profumo del barbecue si diffonde per il quartiere, lo shaker anima la serata. Qualcuno si ricorda della partita e urla ai due sul divano: “se succede qualcosa, chiamateci”, ma nessuno risponde.
Chi l’avrebbe mai detto che la partita della Nazionale potesse essere così divertente?
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