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Conversazioni su Rodolfo: Paolo Giachi e l’architettura flessibile
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Brillante: è così che descriveresti un avvocato in carriera, no? Ed è anche l’aggettivo più adatto a Silvia Gorlini, la store manager di SANTASOFIA27, il concept store dedicato al meglio del design made in Italy, che da aprile ospita il nostro divano modulare Rodolfo.
Il parallelismo non è involontario: Silvia era iscritta alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica prima di entrare nel mondo del design, innamorarsene e ritagliarsi all’interno dell’azienda di famiglia un proprio spazio, talvolta anche scontrandosi con un papà non sempre allineato con le sue idee.
Ma andiamo per ordine. Silvia nasce a Legnano, a una trentina di chilometri da Milano. La sua famiglia è un tipico esempio di imprenditoria lombarda: il nonno Remo nel 1951 fonda l’azienda che porta il suo nome, Gorlini, specializzandosi nella produzione di finestre in legno.
L’attività è tuttora a gestione familiare ma nel tempo differenzia l’offerta, amplia la clientela e si dedica alla produzione sartoriale di finestre su misura. Il polo produttivo è ancora a Legnano, ma da diversi anni lo showroom nel cuore di Milano non è più un semplice negozio di finestre, bensì uno spazio aperto alle migliori aziende italiane di home design: un’evoluzione guidata e plasmata dalla terza generazione dei Gorlini, con Silvia in testa.
Oggi Silvia ha quarant’anni, si descrive ironicamente come una Carrie Bradshaw del design e la sua vita ruota attorno a SANTASOFIA27. Ma quand’era adolescente non avrebbe scommesso su un futuro nell’azienda di famiglia.
Dopo il liceo classico si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza ancora inconsapevole di quello che avrebbe fatto da grande. Appassionata di letteratura greca e latina e di filosofia, la scelta dell’università avviene per esclusione optando per una facoltà che potesse avere più sbocchi professionali.
Tutto cambia un giorno di vent’anni fa, quando il padre le chiede di portarsi i libri di diritto nel loro negozio di Milano, aperto in Porta Lodovica nel 1990, per sopperire a una maternità e aiutare l’architetto che lo gestisce. Silvia di finestre non sa nulla, e si mette a studiare. Ma il lato tecnico del settore non era l’unico ostacolo:
«Quello non era il mio mondo», racconta, «e la conferma l’ho avuta conoscendo un architetto che è stato il mio pigmalione e mi ha iniziato al mondo del design portandomi con sé negli showroom d’arredamento di via Durini e Brera: entrarci ogni volta era come una folgorazione. Mi ha fatto capire dove volevo far arrivare la nostra azienda».
Così Silvia diventa l’avvocato del design: immagina di dare una nuova veste allo showroom di famiglia, trasformandolo in una realtà in cui far convivere le finestre con veri e propri complementi d’arredo.
Nel 2005 lo showroom si trasferisce nella nuova sede di via Santa Sofia dove accanto alle finestre, si espone anche una selezione di porte blindate, per interni e garage. La svolta arriva nel 2013 grazie a un illustre amico di famiglia, Piero Lissoni.
L’architetto presenta a Silvia la realtà di Glas Italia, storica industria vetraria brianzola che produce complementi d’arredo e che quell’anno lancia al Salone del Mobile la sua prima collezione di porte, firmate da Lissoni.
Gorlini trova l’accordo con Glas Italia e gli dedica quattro delle sei vetrine in via Santa Sofia 27. L’allestimento è firmato da Lissoni, che un anno dopo rinnova tutto lo spazio: lo showroom cambia volto, integrando l’esposizione di porte e finestre in un vero e proprio design store.
Negli anni, molteplici brand d’arredo made in Italy scelgono SANTASOFIA27 come flagship store e la formula del co-branding si rivela vincente. Oggi Silvia si sente a casa nel negozio di famiglia.
Silvia, com’è la tua casa ideale?
Penso che la casa ideale in assoluto non esista: tutto dipende da dove la immagini, dal genius loci. La mia vita ruota attorno allo showroom quindi ho sempre scelto appartamenti nei dintorni di Santa Sofia.
Per me la casa di città ideale è un appartamento di dimensioni contenute, possibilmente con terrazzo, perché Milano si fa apprezzare molto dall’alto.
E com’è arredata la tua casa?
Vivo in affitto da dieci anni e ho cambiato casa diverse volte, quindi non ho fatto grossi investimenti. Quello che mi piace è accostare stili diversi con elementi di contrasto che si valorizzino a vicenda.
Il mio gusto personale è improntato a un’idea di sobrietà che ho assorbito lavorando a stretto contatto con Piero Lissoni, ma in questi 15 anni mi sono resa conto che, come nel look, l’idea di sposare uno stile unico è un po’ superata.
Nel mio salotto c’è un divano vintage di velluto giallo accostato all’iconica lampada Arco di Flos e a un coffee table di ulivo e cemento disegnato e fatto per me dal mio fidanzato.
Qual è il trucco per personalizzare una casa in affitto?
Io punto molto sull’illuminazione, perché è fondamentale per creare l’atmosfera. Funziona come i dettagli nell’abbigliamento. Preferisco stratificare le fonti di luce e puntare su lampade da tavolo e piantane, che posso anche portare facilmente con me nei traslochi.
Non amo l’impatto talvolta freddo delle recenti luci a LED, quindi ho scelto corpi illuminanti con dimmer, che mi aiutano a creare un effetto più accogliente e modulabile.
E se dovessi scegliere un oggetto che ti fa pensare a casa tua?
Il letto: me l’ha regalato mia sorella, il modello Shinto disegnato da Lissoni per Porro. Un pezzo iconico che ha rivoluzionato la concezione della zona notte proponendo per la prima volta un nucleo centrale attorno al quale ruotano liberamente altri elementi: la testata imbottita (regolabile e sfoderabile), un contenitore su ruote e i comodini su piani complanari, per un ambiente che offre mille possibilità senza perdere il proprio rigore geometrico.
Credo che per un complemento d’arredo sia fondamentale la funzionalità e la capacità di adattarsi ad ambienti e spazi diversi. Non esiste più il concetto di “casa definitiva” e gli oggetti che compriamo devono potersi adattare ai cambiamenti e ai traslochi.
Qual è, infine, la tua idea di comodità?
La comodità la associo al divano, perché sono sempre stata abituata ad andare a letto solo quando devo coricarmi. È in soggiorno che si svolge il resto della mia vita casalinga: sul divano leggo, mi rilasso, guardo film, spesso ci ceno pure. Il bello di un divano è che si adatti allo spazio e sia facile da spostare.
È per questo che mi sono innamorata di Rodolfo: è leggerissimo, si può disporre in diversi modi e puoi cambiargli l’abito, adattandolo anche all’outdoor. Durante la design week l’ho anche testato per dormirci e l’ho trovato super confortevole. Rodolfo è il compagno di una vita.
ThESIGN
Davide Negri
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