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Che piaccia o no, il futuro si tinge di viola. E non una sfumatura qualsiasi, bensì ultra violet, in codice 18-3838: profondo, intenso, mistico, audace. Astenersi scaramantici e sciure bon ton, il colore Pantone 2018 è un invito a osare.
Ad alcuni ricorderà la Quaresima, ad altri i chiaroveggenti o al massimo la copertina di quell’album leggendario che fu Purple Rain di Prince. Secondo il Pantone Color Institute, che l’ha selezionato per i prossimi 12 mesi, è molto di più:
Una tinta ambigua, che non ha genere perché mescola due colori opposti, il rosso e il blu. Misteriosa, perché si trova al limite dello spettro cromatico, tra il visibile e l’invisibile: l’ultimo colore percepito dall’occhio umano, al di là del quale si apre la gamma degli ultravioletti.
Dopo l'augurio di rigenerarsi con il vivace Greenery, colore Pantone 2017, cosa ha guidato una scelta così eccentrica? Nelle parole di Leatrice Eiseman, il direttore esecutivo del Pantone Color Insititute, in tempi difficili come quelli che corrono serve un colore complesso.
Ultra Violet fa pensare allo sconfinato cielo notturno, ai segreti del cosmo e al fascino delle scoperte future. È associato all’estro artistico di icone della storia della musica che l’hanno indossato o elevato a inni epocali, come Jimi Hendrix con Purple Haze. Ed è un invito a essere più spirituali.
Come hai già potuto intuire, il colore Pantone non è una semplice tendenza, non solo una banale indicazione per orientare la produzione di brand e designer. Per dirla con Laurie Pressman, vicepresidente del Pantone Color Insitute, È una vera e propria riflessione su ciò di cui ha bisogno il nostro mondo oggi.
Per capirne l’importanza dobbiamo tornare agli anni ‘50, quando Pantone Inc., un’azienda grafica statunitense, inventa un sistema di catalogazione dei colori che l’avrebbe presto resa universalmente celebre. Riconoscere i colori per la stampa in quadricromia (CMYK) diventa più facile perché ognuno è associato a un codice univoco.
Dal 2000, puntualmente ogni dicembre, Pantone indica il colore dell’anno, che funge da ispirazione cromatica per la moda, il beauty e il design nei 12 mesi a seguire. A eleggerlo è per l’esattezza il Pantone Color Institute, un gruppo di esperti nel linguaggio del colore che durante l’anno offre consulenza a marchi e produttori. La scelta arriva dopo una minuziosa analisi della cultura, la tecnologia, il cibo, la moda e perfino la politica internazionale: è così che il Colore Pantone dell’anno diventa espressione visiva del sentimento collettivo, superando i confini della ristretta cerchia di addetti ai lavori.
Per il 2017 Pantone ha scelto un verde acceso vivacizzato da una punta di giallo, Greenery, un invito a riscoprire la natura per rassicurarsi di fronte a un panorama politico e sociale difficile. Nel 2016 era stato il turno del Rosa Quarzo e dall'Azzurro Serenity, due colori pastello che dovevano servire da richiamo alla tranquillità interiore.
Quest’anno il colosso statunitense ha scelto una tonalità futuristica, che riesca a ricomporre gli estremi e sia di incoraggiamento alla creatività individuale. Ma ti sei mai chiesto come nasce il viola?
Pensa alla batteria di Phil Collins, quel suono ovattato che fa subito anni ‘80, perché ha effettivamente segnato l’intera decade. È nato per caso, lo sapevi? Adesso ti starai domandando cosa c’entrano i Genesis col viola. Presto detto: anche il viola è figlio della serendipità. Lo avrai visto indossato da nobili e reali a simboleggiare potere e ricchezza, e sai perché?
Storicamente era estratto dalle mucose delle lumache marine del Libano. Ce ne volevano moltissime per produrne una quantità irrisoria, e quindi i capi costavano un’infinità. Agli ecologisti si accapponerebbe la pelle, ed è già tanto che i malcapitati molluschi non si siano estinti.
Come se il prezzo non bastasse, al porpora è stato dedicato un notevole corpus legislativo fin dai tempi di Giulio Cesare, che lo aveva visto su Cleopatra e se n’era innamorato, arrogandosi il diritto esclusivo a indossarlo. Si dice che anche la Regina Elisabetta I non permettesse a nessuno al di fuori della famiglia reale di possedere un abito viola.
Nel 1856 la svolta: a Londra, il giovanissimo studente di chimica William Henry Perkin scopre per caso che dal catrame si ricavava una sostanza viscida e scura che colorava i tessuti di un viola brillante. Nel suo piccolo laboratorio domestico, il diciottenne stava cercando di sintetizzare una versione più economica del chinino, composto organico usato all’epoca per trattare la malaria. Il suo compito aveva un fine molto più alto, ma fallì. In compenso, la scoperta lo fece diventare ricchissimo: aveva creato la prima tintura artificiale, in un’epoca in cui il viola era terribilmente in vogue.
Sei appassionato di fantascienza? Allora Ultra Violet ti avrà fatto pensare al film di Kurt Wimmer con protagonista l’incantevole Milla Jovovich. O alla spada laser di Samuel L. Jackson nelle vesti del temibile jedi Mace Windu in Star Wars. Le reminiscenze fantasy sono state evocate anche da Pantone, che ha citato Jimi Hendrix: ti ricordi la sua Purple Haze? Pare che l’ispirazione per il testo arrivasse dal romanzo Notte di Luce di Philip José Farmer, pubblicato in Italia nella collana Galassia (amarcord per l'appassionato di vintage che è in te).
Per l’azienda americana questa tonalità provocante è un invito a rompere gli schemi nel solco di Frank Lloyd Wright o Wagner, che se ne circondavano per sentirsi più creativi. O Prince, che ne ha fatto un inno, un dress code, un colore feticcio. Emblema, forse, della sua stessa androginia. Cosa significasse per lui, è rimasto un mistero. A noi resta un film dimenticabilissimo con una soundtrack da Oscar.
Pensaci bene. Ultra violet mette insieme il rosso e il blu: i colori che tradizionalmente rappresentano la sinistra e la destra. Data la delicata situazione politica statunitense, la scelta Pantone è di buon auspicio, per un anno meno polarizzato.
Il viola è bipartisan, parla a tutti: ti ricordi il Popolo Viola? Guardando fuori dai nostri confini, non è un caso che Hillary Clinton abbia scelto un look purple per il discorso dopo la sconfitta, o che Michelle Obama abbia indossato un tubino porpora all’incontro con Melania Trump.
Andando indietro nel tempo, il viola è il colore delle suffragettes, poi passato in uso ai gruppi LGBT. Anche qui, con un ostentato ammiccamento al genderless.
Così diceva Pablo Picasso. Meglio mescolarli, però.
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