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I colori di tendenza per l’autunno/inverno 2020

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Come ogni anno Settembre significa moda. Dopo New York, è Londra la capitale prescelta per ospitare la sfarzosa fashion week, a cui seguiranno poi Milano e infine Parigi.
Il British Fashion Council è l’ente incaricato all’organizzazione del grande evento nella capitale inglese, che tra sfilate, eventi e turismo, porta alla città introiti pari a 40.000.000 £ per edizione e impegna più di 5000 persone tra giornalisti, buyer e addetti ai lavori. Alla faccia della crisi.
I più grandi marchi di moda, affiancati da giovani stilisti emergenti, si sfidano in passerella a colpi di lustrini, ricami e post su Instagram. #moodLDNfashionweekon
Durante il grande evento la città stessa si trasforma e i suoi riti cambiano. Il traffico è bloccato, i taxi diventano un lontano miraggio e le zone più cool si riempiono di personaggi che di anno in anno azzardano sempre più nella scelta di accessori bizzarri o capi rubati a qualche etnia che vive in realtà lontana migliaia di chilometri dalla City – ma che non ringrazieranno mai. Mentre camminano compongono mentalmente i possibili outfit per il giorno dopo e si prestano con finto understatement agli scatti di qualche street photographer durante la loro walk of fame.
Blogger, buyer, modelle, fotografi, it-girl, stilisti, giornalisti, reporter, make-up artist, stagisti, parrucchieri e autisti. Cittadini invidiosi, turisti curiosi. E chi più ne ha, più ne metta.
Gli abiti che sfilano sulle passerelle in questi giorni sono quelli che indosseremo nella Primavera-Estate 2017. Non abbiamo ancora messo via il costume da bagno speranzosi di cogliere l’ultimo weekend di sole settembrino e già ci troviamo a pensare a come ci staranno le infradito presentate nell’ultima sfilata di Chanel che, probabilmente, assorbiranno tutto il budget stanziato per le prossime vacanze.Fino a dieci anni fa giornalisti e buyer ammiravano un capo in passerella a febbraio, lo proponevano poi ai loro lettori o ai clienti a luglio e tutto filava liscio. Poco importava se le pellicce arrivavano in negozio ad agosto e i costumi da bagno a gennaio. Tutto funzionava.
Poi sono arrivati Instagram e Facebook e tu non puoi più fare a meno di quella scarpa con l’interno in pelliccia che Chiara Ferragni ha postato 5 minuti fa direttamente dalla sfilata di Dolce&Gabbana. La vuoi adesso, ma Google non ti sa dire dove acquistarla.
Questo perché il sistema è ancora impreparato e produce le merci dopo aver mostrato i campionari nelle sfilate. E tu non potrai mettere le splendide scarpe con il pelo alla laurea della tua migliore amica. Per fortuna, direbbe tuo padre.
I più lungimiranti come Burberry e Tom Ford rilanciano, decidendo di produrre in anticipo le collezioni e mostrandole nei negozi e negli e-commerce contemporaneamente agli show.
Diane Von Furstenberg è della stessa filosofia: ha organizzato a inizio 2016 una sfilata tutta social in cui le modelle si muovevano, ballavano, cantavano, facevano il pieno di like e share, ma senza sfilare.
Speriamo dunque che il business dei lustrini trovi delle soluzioni, almeno prima di smettere di brillare e essere inghiottito dall’industria del Fast Fashion - Mango e Zara, per intenderci - che ci ha abituato a dodici collezioni l’anno. Come si dice, non esistono più le mezze stagioni.
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