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Arte artificiale: cosa esporremo in casa tra dieci anni?

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Nel 2016, Domino’s ha consegnato la prima pizza a domicilio passando dal cielo, mentre Amazon ha recapitato nel giardino di un cliente un Fire Stick e un sacchetto di popcorn in soli tredici minuti dall’ordine, calandoli dall’alto. Come? Con un drone, ovviamente.
L’idea di sfruttare la tecnologia dei droni per effettuare consegne ha iniziato a circolare tra il 2013 e il 2014, ma è molto difficile trovare delle testimonianze concordi. Si trattò, infatti, per lo più di esperimenti non sempre andati a buon fine e perciò non diffusi, oppure di tentativi di contrabbando e di consegne all’interno delle prigioni.
Per questo, ancora prima che il mondo dei droni-corrieri cominciasse a diventare consistente, nel 2015 la Federal Aviation Administration degli Stati Uniti vietò la consegna di qualsiasi tipo di pacco all’interno del Paese, ed è ancora oggi irremovibile sulla decisione. Frenate dai problemi legali, molte compagnie statunitensi come Amazon, Domino’s e DHL hanno deciso di sperimentare altrove o in sordina.
E se il nostro sogno rimane quello di vederci recapitare la cena ancora calda, nel frattempo la realtà comincia a funzionare: sono già in circolazione droni che consegnano scorte di medicinali in Ruanda e la posta in Provenza.
Si chiama Amazon Prime Air e, per usufruirne, avrai bisogno di un account e un materassino per l’atterraggio con il logo di Amazon. E di abitare abbastanza vicino a un magazzino, purtroppo.
Uno dei principali problemi nell’utilizzo di droni, infatti, è la loro scarsa autonomia di volo: non possono allontanarsi troppo dal punto di decollo, a cui devono anche riuscire a fare ritorno. Per gioire dei tredici minuti di consegna di cui si vanta Amazon per il suo primo tentativo, infatti, si deve tenere in conto che il cliente abitava nella stessa area urbana del magazzino inglese, vicino Cambridge.
Tu, invece, dovrai sicuramente avere a disposizione un giardino dove allestire il tuo punto di consegna: il drone lascerà cadere il pacchetto solo quando visualizzerà e riconoscerà il logo, stampato su un apposito e ampio materassino, per attutirne la caduta. E di vicini poco invadenti, possibilmente.
Per ovviare al problema dell’autonomia, DHL e Project Wing, il figliolo di Google, hanno pensato di combinare il trasporto su ruote con l’utilizzo dei droni. In questo modo, il corriere (umano) dovrà guidare solo fino a un certo punto del tragitto e far partire i droni direttamente dal furgone, perché effettuino le consegne.
L’obiettivo è l’abbattimento dei costi di carburante e di tempo che il continuo cambio di strada comporta per un mezzo su ruote, e si guadagna anche la possibilità di raggiungere zone isolate, impervie o momentaneamente scollegate dalle strade principali. Il drone realizzato da Project Wing, per esempio, è riuscito a consegnare un kit di pronto intervento, dei dolci e dell’acqua ad alcune fattorie del Queensland, in Australia.
Nel cielo, i droni si orientano grazie al sistema GPS. A terra, Piaggio ha pensato di sfruttare la stessa tecnologia per dare vita a un nuovo modo di recapitarti il pranzo: il suo nome è Gita.
Si tratta di una valigia-automa, in grado di seguirti negli spostamenti o di muoversi lungo un percorso pre-impostato, per recapitarti tutto quello di cui hai bisogno - o che ti sei dimenticato stamattina quando sei uscito per andare a lavoro.
In risposta alle leggi anti-drone, la Piaggio Fast Forward, la divisione che si occupa di mobilità e futuro, ha pensato di reinventare la consegna su strada. Gita, che può trasportare fino a 18kg e si muove a 35hm/h, è infatti a emissioni zero.
Il futuro delle consegne, quindi, non sarà solo nelle mani della robotica, ma anche nell’attenzione all’ambiente e al consumo delle risorse. Non ti sto dando un motivo per continuare a dimenticare l’ombrello e il pranzo a casa, ma almeno tra qualche anno potrai farlo con il cuore un po’ più leggero. E con un materassino Amazon portatile, ovviamente.
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