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L’insostenibile genialità del design scandinavo: Muuto

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Probabilmente è successo anche a te. Totalmente affascinato dall’artista, musicista scrittore - o, nel nostro caso architetto e/o designer - e poi, sorpreso, deluso o per lo meno perplesso da alcuni aspetti della sua vita privata.
Non è detto però che chi ci appare come un mito per i suoi meriti artistici o intellettuali debba esserlo per forza anche dal punto di vista interpersonale, sociale o etico. Una realtà che sulle prime può essere dura da digerire, ma che tutti prima o poi impariamo ad accettare, meglio se con un po’ di ironia, perché, sebbene sia un po’ banale ripeterlo, nessuno è perfetto.
Altre volte inveceche deluderci alcuni particolari della biografia dei nostri miti possono semplicemente stupirci e accrescere l’aura di unicità di cui li vediamo avvolti… proviamo allora a spiegarci un po’ meglio con 6 esempi davvero d’eccezione.
Difficile crederlo, ma quello che viene considerato uno dei più grandi dell’architettura e del design di sempre fu anche padre di opere non proprio ineccepibili. Esempio per eccellenza, la villa per le vacanze destinata alla famiglia Savoye, considerata un vero capolavoro del razionalismo e oggi patrimonio dell'Unesco.
I pilastri che sembrano sollevare l’abitazione da terra, il giardino sul tetto, gli interni luminosissimi e l’importanza data agli spazi dedicati agli aspetti più intimi della quotidianità furono senza dubbio elementi rivoluzionari per l’epoca, consacrando l’abitazione stessa come un nuovo modello da seguire.
Forse però, proprio il suo essere eccessivamente avanti rispetto ai tempi deve essere stata la causa dei problemi legati a umidità e dispersione del calore, provocando il malcontento della committenza, che all'epoca aveva sborsato la non indifferente cifra di 800.000 franchi per il suo progetto (parliamo pur sempre della fine degli anni ‘20 e l’inizio dei ‘30).
Pioveva infatti nell’atrio, nel bagno di Madame Savoye e nella stanza del primogenito, come ci informano le lettere di lamentela della signora al prestigioso architetto. Le richieste di risanamento da parte dei committenti non furono però mai esaudite da Le Corbusier: la casa venne ristrutturata solo a partire dal 1963 e ad opera del governo francese, quando ormai la famiglia l’aveva abbandonata da tempo.
Difficile non riconoscere la grandezza di Alvar Aalto e la genialità delle sue opere. Quello però di cui non si parla molto spesso è l’influenza decisiva che la moglie ebbe nel suo lavoro, almeno fino al 1949, anno in cui la donna morì: fino ad allora però tutti i progetti dello studio Aalto portavano la firma di entrambi.
Oggi la ricordiamo soprattutto per il suo apporto al design industriale - come i famosi vasi - ma sebbene l’effettivo ruolo di Aino, anche lei architetto, non sia mai stato effettivamente chiarito, quasi sicuramente fu lei ad occuparsi dell’interior design di molti dei capolavori per cui ancora oggi apprezziamo e ammiriamo Aalto, colpevoli di dimenticare, al solito, che dietro al grande uomo c’era una grande donna.
La coppia più famosa del mondodel design però è sicuramente quella dei coniugi Eames.
La citazione non è casuale, visto che nella maschilista società di epoca post bellica l’operato di Ray era sempre in qualche modo messo in ombra dalla figura del consorte, il quale però si era sempre prodigato perché le venissero riconosciuti i suoi effettivi meriti.
Il lavoro dello studio Eames era infatti il frutto di una collaborazione perfetta e permettendoci la citazione letteraria, di un‘affinità elettiva come ce ne sono poche, un’esplosiva fucina di idee da cui sono scaturiti pezzi di design intramontabili, ancora oggi attualissimi.
Sarà forse per tutte queste ragioni che Ray perdonò le infedeltà di cui più tardi, Charles si rese colpevole. Uno dei particolari meno noti della biografia della celeberrima coppia - si tende infatti sempre ad enfatizzare l’aspetto più romantico della loro storia - ma anche testimoniato con tanto di intervista da un film documentario di qualche anno fa, The architect and the Painter.
Amava farsi chiamare Il maestro e non era certo un campione riguardo a modestia, ma siamo onesti, probabilmente aveva le sue ragioni. Nonostante avesse abbandonato la facoltà di ingegneria dopo due anni, Wright non ebbe difficoltà a farsi assumere dallo studio di Adler e Sullivan, dove dato il suo talento, i clienti preferivano commissionare direttamente a lui i progetti.
Fu cosi che Wright decise di intraprendere l'attività di libero professionista, dando forma concreta a concetti unici come Villa Kaufmann, meglio conosciuta come la Casa sulla cascata.
Aveva 74 anni e quando il conducente del tram scese, scambiandolo per un barbone - dato che con sé non aveva documenti - lo tirò semplicemente da un lato della strada per proseguire la sua corsa.
Quando finalmente fu trasportato all’Hospital de la Santa Creu, dopo essere stato riconosciuto, gli fu proposto di essere spostato in una lussuosa villa privata, ma dalla persona semplice e umile che era sempre stata, rifiutò, aspettando la morte di lì a due giorni.
Una fine assurda e certamente immeritata, che colse Antoni Gaudì proprio mentre tornava dai cantieri della Sagrada Familia, ancora oggi in attesa di essere completata. Ce ne sarà però ancora per molto: la fine dei lavori non è infatti prevista prima del 2026.
Architetto scultore, il suo rifiuto per angoli retti e linee dritte ne ha fatto un'icona, amato e odiato allo stesso tempo. Ed oltre ad avere un incredibile talento, l'architetto brasiliano fu anche un uomo straordinariamente longevo: morì infatti alla veneranda età di 104 anni, ad appena 10 giorni dal suo 105° compleanno.
Quasi sette anni prima - all’età quindi di 98 anni - si era addirittura risposato con la sua segretaria Vera Lucia Cabreira, più giovane di lui di ben 38 anni. A ben poco servì l’opposizione dell’unica figlia Anna Maria, perché nonostante fosse quasi centenario, Niemeyer si confessava innamorato.
Una grande vitalità quindi, espressa anche con il suo lavoro fino agli ultimi giorni, che lo videro ancora dedicarsi ai suoi progetti, da sempre portati avanti come un’ideale di rinnovamento e di miglioramento per la condizione umana perché come lui disse una volta:
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