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Una fotografia scattata con il banco ottico: siede in poltrona un grande pensatore di inizio Novecento. Se il pensatore è in compagnia, amici e colleghi sono al suo fianco, ma in piedi. Nessuna scrivania, nessun divano, nessun tavolo attorno a cui sedersi. E se la foto è invece un quadro dell’Ottocento, la scena non cambia. Lo status del pensatore è la poltrona.
La verità è che pensare era di moda, mentre lavorare – ovvero, come è inteso da un po’ di tempo a questa parte, produrre – molto, molto meno. Non esisteva il rapporto intimo e confidenziale che ognuno di noi ha con la scrivania e il proprio MacBook, e neanche le video chiamate di lavoro: nessuna estensione tecnologica dell’attività cerebrale su cui fare affidamento.
Più poltrone, meno isolamento.
Quale arredo ricorre ne I Miserabili di Victor Hugo, in Guerra e Pace di Lev Tolstoj e ne La Donna di Picche di Aleksandr Puškin? È una poltrona, una poltrona à la Voltaire. Su quella poltrona siedono l’insorto di Hugo e il conte Bezuchov di Tolstoj, e sulla stessa poltrona si abbandona mezza morta la contessa del racconto di Puškin.
Nessuno sa davvero perché si chiami così una poltrona che, di fatto, si diffuse all’epoca della Restaurazione. Lo stile è quello dei Re di Francia, che noi conosciamo meglio reinterpretato con grande successo nella Louis Ghost da Philippe Starck per Kartell. In ogni caso sembra che negli anni Venti dell’Ottocento fosse in voga un ritratto del grande filosofo Voltaire, scomparso mezzo secolo prima circa, profondamente assorto in una poltrona imbottita con la struttura in legno, lo schienale alto e due braccioli. Una poltrona alla Voltaire.
L'agrippina è uno dei nomi con cui la poltrona, nella sua forma oggi detta chaise longue, fece fortuna ben prima che esistessero gli interior designer. Il nome si riferisce al tempo degli scultori antichi e indica la seduta realizzata per la statua erroneamente attribuita, per l’appunto, ad Agrippina.
Poco importa, in realtà, l’attribuzione. Le chaise longue erano già utilizzate nell’antichità da filosofi e nobili. Nell'antica Grecia era il seggio utilizzato dai filosofi durante le loro lezioni, almeno quando non passeggiavano nel peristilio. E la moda è continuata, fino alle poltrone dello studio di Freud e Jung, fino ai ritratti dei grandi pensatori quando la fotografia iniziò a farsi largo, fino alla Egg Chair di Arne Jacobsen.
Direi che non serve aggiungere altri esempi: se vuoi essere ispirato, se hai qualcosa di profondo su cui riflettere, o se vuoi solo sonnecchiare in pace, passa alla poltrona.
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