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Elogio della poltrona

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Terza settimana di giugno dell’anno 1989, Aspen, Colorado, USA. Una sola foto di gruppo ritrae la storia del design italiano. Tra gli altri Achille Castiglioni, Gae Aulenti, Mario Bellini, Andrea Branzi, Alberto Alessi Anghini, Italo Lupi, Ettore Sottsass e Aurelio Zanotta. Non sarà proprio tutta la storia del design, ma almeno metà di sicuro.
È una settimana indimenticabile, la settimana de The Italian Manifesto or: the Culture of the 999 Cities. All’interno delle International Design Conference in Aspen (IDCA) che, ispirate dalla filosofia Bauhaus, promuovevano la collaborazione tra arte, design e commercio, Aurelio Zanotta espone per la prima volta quello che diventerà l’ambizioso punto di riferimento per l’azienda da lui fondata: produrre profitto e cultura contemporaneamente.
L’affermazione di Zanotta potrebbe sembrare una posizione insostenibile, un ideale irraggiungibile e un po’ ruffiano su entrambi i fronti: sia per la cultura, sia per il profitto. Ma non lo è se arriva da chi ha portato alla luce, e sul mercato, quel che è stato chiamato il Radical Design.
Non lo è se la pronuncia la stessapersona che ha dato ascolto e ha messo in produzione un sedile da trattore e un sellino da bicicletta per trasformarli nelle icone del design Mezzadro e Sella, comprendendo il simbolismo e la riflessione sociale dei Castiglioni. Non lo è se la pronuncia lo stesso uomo che ha messo in produzione Quaderna, il tavolo a quadretti ideato dal movimento di architetti più radicale di fine anni Sessanta: Superstudio.
Non lo è se è un’affermazione di chi ha visto a casa di un amico londinese un divano, un pezzo unico, in poliuretano e senza spigoli, nato per tutelare i bambini, e ha subito colto la rivoluzione nascosta in un gesto creativo familiare e domestico, mettendo in produzione il divano Throw Away. Non lo è se la dichiara chi ha investito per realizzare un prodotto come la Sedia per visite brevissime di Bruno Munari, chiamata Singer, una sedia in prospettiva, su cui non ci si può sedere.
Hai presente i pouf? Sacco è stato il primo. E la storia è bizzarra, con un sapore a metà tra entusiasmo anni Sessanta e vita da start-up. Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro sono tre sconosciuti progettisti torinesi. Sono mesi che bussano porte diverse, ma la loro idea non ha convinto nessuno.
Vanno in giro con un sacco in plastica pieno per quattro quinti almeno di piccole sfere di polistirolo. La cosa divertente è che, quando devono presentarlo, dicono che hanno disegnato una poltrona.
Oggi sappiamo che i tre sconosciuti torinesi avevano ragione. Sacco sarà una rivoluzione epocale, celebrata - con ironia - anche dal cinema italiano, con Paolo Villaggio che recita una scena per molti indimenticabile, rappresentazione di un mondo che cambia e con cui si fatica a tenere il passo. Ma pensa se in quegli anni si fossero presentati alla tua porta tre sconosciuti che sostenevano che un sacco di plastica, pieno di plastica, era qualcosa che non solo aveva a che fare con il design: era una nuova idea di poltrona.
Tuttavia Zanotta non è solo la storia del design italiano: ne è anche il presente. Aperto a collaborazioni internazionali, capace di stupire e sorprendere ancora. Come sempre iconico, con il suo minimalismo di sostanza.
Arredamento
Zanotta
Achille - Pier Giacomo Castiglioni
Il meglio del design
Willie Landels
Idee Regalo
Superstudio
Tavoli e Sedie
Esterni
Piero Gatti - Cesare Paolini - Franco Teodoro
Arredo - Second Chance
Damian Williamson
Carlo Mollino
Ludovica e Roberto Palomba
De Pas - D'Urbino - Lomazzi
Marco Zanuso
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