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Il tuo nome ha origini greche, proprio come quello dell’azienda. Vasilij significa regale ed è l’appellativo che veniva riservato agli imperatori bizantini, per sottolinearne la sacralità. Anche Artemide è una dea, ma a lei i palazzi stanno stretti: più che sull’Olimpo, l’avresti trovata a correre nei boschi.
Ed è all’aria aperta che Artemide si spinge quest’anno con il progetto O di Elemental. Una luce artificiale che riprende il dialogo con quella naturale, da inserire nei parchi e negli spazi aperti, per una proposta diversa di arredo urbano e per reinventare il dialogo tra chiaro e buio, quasi annullato nelle grandi città e così importante nei boschi che Artemide ama.
Proprio per questo, anche una luce non sempre presente, discreta, che si immerge nel paesaggio fino a mimetizzarsi e a completarlo. Non di una lampada, quindi, ti vuole parlare Elemental, ma una fonte di luce. E, per farlo, è tornato a un segno grafico semplicissimo, ma perfetto: il cerchio.
Così tu, Vasilij, hai scoperto un nuovo modo di mettere in dialogo il paesaggio e la luce, quando nel 1896 a Mosca ti sei imbattuto per la prima volta nei quadri impressionisti. A colpirti sono stati soprattutto i Covoni di Monet: racconti di non aver mai mai visto niente di simile, e quella replica continuata di forme sempre uguali – un cilindro basso con un cono appoggiato sopra – che variava solo per il variare della luce naturale ha cambiato per sempre il tuo modo di fare arte. Forme geometriche ripetute, quasi neutre, niente nero, niente bianco: solo colori. E di cosa sono fatti i colori, se non di luce?
Così come Artemide non si aspetterà di vedere nei tuoi quadri qualcosa di realistico, tu dimenticati la classica abat-jour. Piuttosto, troverai Ipno, un diffusore che dà forma al flusso della luce, per mostrare qualcosa che non è visibile – proprio come hai fatto nelle tue Composizioni, dando una forma geometrica ai colori e rendendo le sensazioni visibili sulla tela.
Nel 1996, a cento anni esatti dal giorno in cui tu hai visto per la prima volta i colori di Monet, Artemide dà vita a The Human Light, la luce al servizio dell’uomo. Un progetto nuovo e innovativo, per sperimentare le possibilità scenografiche della luce artificiale e la sua capacità di accompagnare i momenti della vita, di creare atmosfera, di influenzare le emozioni. E, per farlo, l’azienda ha indeciso di introdurre… i colori, esatto. Ti suona familiare?
Per continuare a sperimentare e comprendere il vivere contemporaneo, tanto nella città quanto negli spazi più intimi, e la sua evoluzione, Artemide ha sempre lavorato a stretto contatto con gli architetti, proprio come facevi tu, Vasilij, nell’esperienza del Bauhaus.
Il tuo progetto preferito sarebbe forse stato Alphabet of Light dello studio BIG: pochi elementi modulari da combinare tra loro per creare infinite composizioni – e per te questo non è un termine casuale – e tracciare così il tuo messaggio, che si staglia sulla parete-tela con un segno (calli)grafico, luminoso.
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