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Lara Vidotto - Un nuovo linguaggio comunicativo per LoveTheSign
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Lara Vidotto - Un nuovo linguaggio comunicativo per LoveTheSign

Stiamo per tagliare formalmente il nastro di un nuovo percorso!

In un ampio processo di maturazione e di consolidamento di LoveTheSign abbiamo dato il via a un processo di rebranding affidandone la direzione artistica a Lara Vidotto.

Abbiamo avviato una riprogettazione strutturale della piattaforma e-commerce e dei canali social con un nuovo linguaggio visivo e comunicativo, una selezione mirata dei brand e dei prodotti. Vogliamo sviluppare in altezza come in larghezza, ed anche nel tempo, una fioritura ancor più rigogliosa di questa nostra piazza del design. 

Abbiamo fatto a Lara Vidotto alcune domande, come facciamo con i designer quando vogliamo conoscerli un po’ di più.

Lara VidottoLara Vidotto

Che cosa fa un direttore artistico? 

Davanti a questa domanda rimango sempre un po’ spiazzata perché le azioni sono tantissime: la produzione di un catalogo, la campagna pubblicitaria, il dialogo e l’interazione continua con il team, il piano editoriale, un’istallazione, lo styling di un set fotografico o di un render, la copertina di un libro, i contenuti di un sito e il suo abito stilistico, il logo di un’azienda e il suo tono di voce, il pattern di una tappezzeria… tutte queste sono possibili risposte, scelte più o meno a caso tra le centinaia disponibili. Alla domanda si potrebbe rispondere sostanzialmente con “definisce, dichiara e valorizza l’identità di un marchio e dei suoi prodotti”. Tutto sommato osservo quello che c’è, raccolgo gli ingredienti, mi faccio carico di tessere una trama attenta e autentica, racconto la storia degli altri. Una storia che deve piacere moltissimo anche a me.

Che rapporto hai con il design? 

È un interesse acceso, e direi molto naturale, che ovviamente si estende e si intreccia anche con l’architettura. LoveTheSign mi permette di condividere una passione, di osservare e selezionare moltissimi oggetti per ricordarli a chi li conosce già o per farli conoscere a quelli che ne ignorano l’esistenza o i contenuti. Mi diverte anche molto l’idea di imparare tantissime cose nuove ogni giorno e non solo sugli oggetti... che sempre sono il risultato delle idee, dei caratteri, delle vite.

Come ti immagini il nuovo aspetto di LoveTheSign?

Una piazza italiana con gli orizzonti aperti. Accogliente e così ricca di patrimonio artistico da contaminare chi l’attraversa. Immagino che chi atterra su LoveTheSign sia stimolato a rendere più fresca, interessante e bella la propria casa e la propria vita.

È una piattaforma frequentata da persone molto diverse tra loro e da professionisti, architetti, interior designer, contractor, che hanno bisogno di strumenti performanti ed efficaci per sviluppare i propri progetti.

LtS ha un dna Italiano e di questo andiamo fieri perché viviamo in un paese speciale, è qui che è nato il fenomeno del design di prodotto. Sappiamo di appartenere a un contesto storico e culturale che ha contenuti inconfondibili, di questi si nutre la nostra esperienza creativa e le nostre azioni comunicative. Questa attitudine è in grado di allargarsi, con identica passione e capacità di selezione, al design internazionale.

A quali processi sei interessata quando ti occupi di LoveTheSign?

Camminiamo all’interno del tempo e dello spazio, una piazza del design così largamente distribuita come LtS è sfidante. In questa piattaforma cambiano i paesi, le culture, gli stili di vita, le logiche di relazione, i modi di abitare. Cerco sempre di rimanere sintonizzata su come cambiano le persone, come interagiscono tra loro e con l’ambiente. Personalmente cerco di portare un contenuto di autenticità in quello che faccio, cerco sempre di aggiungere quel qualcosa che riconduce alla componente umana.

Per raccontare e per raggiungere devi capire e tutto questo richiede tempo e cura.

Che cosa rappresenta per te, in senso lato, il massimo lusso?

Evito la risposta più universale che c’è -il tempo- e vado su un desiderio altamente improbabile, ma che valga l’ardore di un sogno fuori misura: vorrei un quadro di Giorgio Morandi.

Pennellata dopo pennellata ha estratto un elisir di sacralità ritraendo, ripetutamente fino alla sublimazione, degli oggetti umili. Li ha trasportati in una dimensione di cifra assoluta, che non ha più alcun rapporto con il tempo né con le influenze artistiche del panorama culturale in cui era immerso, è andato oltre, con la misura, con la grazia e con una dote che a me manca: la perseveranza metodica. 

Per contro, dato che amo la pluralità di significati, un lusso non meno emozionante è fare raccolta di ricordi bellissimi, un lusso accessibile e che nessuna moneta può comprare.

Che cosa ispira il tuo lavoro?

Bisogna trovare il tempo di ripopolare il proprio paesaggio interiore, sennò la creatività si incaglia, non scorre.

Credo al “divergere per convergere”. Bisogna spaziare, fare cose che sembrano fuorvianti: anche da elementi inutili o dalle distrazioni può nascere la vena d’oro di un’idea.

Mi stimola molto il lavoro di team, in LtS c’è un procedere condiviso e anche da remoto riusciamo ad essere coesi ed efficaci. Una combinazione virtuosa a partire dalla committenza, lavoro con professionisti capaci e creativi che contribuiscono in modo fondamentale con la loro cura, attenzione e disponibilità ad affinare ogni tassello del grande progetto.

Quindi come fai a spaziare?

Un esempio… tra tanti interessi ho quello dell’editoria per l’infanzia. In questi albi, necessariamente molto sintetici, ci sono intere concatenazioni filosofiche che aprono l’orizzonte con uno schiocco di dita. Nel libro “Tamo l’ippopotamo” di Daniela Iride Murgia trovo espresso in modo completo e articolato un concetto interessante e che mi riguarda: cosa può essere casa oggi, nel mondo complesso delle relazioni odierne. Oltre le citazioni dell’arte e del design del Novecento inserite nelle illustrazioni e che a me certo strizzano l’occhio.

Tamo è un essere un po’ inetto ma si ritrova a prendersi cura delle uova di un’altra specie, con i nascituri creerà una famiglia coloratissima e variegata. Ha bisogno di una casa perché serve a tutti loro. Ci mette di fronte all’intuizione che si può essere famiglia, senza assumere ruoli ben precisi e che la bellezza arriva al massimo splendore quando serve a creare legami.  

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