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Questione di affinità: Seletti raccontata a Andy Warhol

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Questa è una storia di donne, Amelia.
O meglio: di coppie, in cui la figura maschile è affiancata da una donna fuori dal comune, capace di volare alto, a volte più in alto di tutti. Tu, con il tuo copilota Fred Noonan, e Mette Hay col suo partner Rolf Hay: voi avete scritto pagine bellissime, di avventure fuori da ogni schema.
Parliamo di intenti importanti: il tuo, circumnavigare il mondo in aereo; quello di Mette Hay, la democratizzazione del buon design.
La prima cosa che la tua curiosità andrebbe a indagare è: come si pronuncia Hay? Per te sicuramente Hey, perché sei americana, ma Rolf ti risponderebbe che i danesi lo pronunciano Hej, e suo padre, danese doc, addirittura Hai.
E allora, già che la pronuncia è lasciata al caso, lasciamo che sia proprio il caso a portarci su una piacevole coincidenza: sapevi che tutti gli aerei danesi, a partire dal 1929, sono marchiati con la sigla Oy?
Mette Hay aveva appena 24 anni quando ha capito ciò che la rendeva felice e ha fondato Hay con suo marito.
L’età che più o meno avevi tu quando, a un raduno aeronautico a Long Beach, hai avuto la possibilità di salire su un biplano per fare un giro sopra Los Angeles: da quel momento hai capito quale sarebbe stata la tua rotta nella vita.
Il primo vero volo l’hai fatto da copilota, poi hai preso le redini del gioco.
La giovane età è il comune denominatore del vostro percorso: fondato solo nel 2002, Hay ha stessa ambizione di affermarsi che avevi tu, solo applicata al design. No ai limiti, sì agli obbiettivi concreti: riaffermare il design danese, che in fondo non è mai stato in crisi ma sicuramente poco accessibile, mantenendo l’impronta degli anni ’50 e ’60, garantendo l’alta manifattura a un costo più contenuto per portarlo a un pubblico più vasto.
Hay ha una passione: il mondo. Proprio come te, che hai provato a girarlo due volte, terminando anche la trasvolata dell’Oceano Atlantico. Dalla casa madre in Danimarca, Hay concretizza la propria visione internazionale lavorando con giovani designer provenienti da ogni angolo del pianeta: i più curiosi e coraggiosi in circolazione.
È successo così con Palissade, la linea di arredi outdoor che conferma la passione per l’aria aperta che hai in comune con i danesi, e celebra l’internazionalità in cui tanto credevi: prodotta in Danimarca, è stata disegnata dai fratelli Bouroullec, giovani designer francesi. Le linee sono leggere, eleganti e resistono alle turbolenze, proprio come gli aerei.
L’importante è divertirsi, tu lo dicevi sempre. È questo lo spirito dietro la nuova collezione di accessori da cucina Kitchen Market, sviluppata da Mette insieme allo chef danese Frederik Bille Brahe, uniti nell’amore per gli accessori funzionali e senza tempo. I due si sono appunto divertiti a raccogliere in giro per il mondo pentole, spugne, taglieri, tazze, posate, provenienti da ogni parte del mondo per farne una collezione eclettica, in cui puoi trovare gli accessori in vetro dal Marocco, le caraffe made in India, le spugne pop giapponesi, le coppette da gelato italiane anni ’50 o i piatti in latta, di quelli che si portano in viaggio.
Eri una donna forte e decisa, sicuramente sopra le righe per i tempi in cui sei nata. Infatti nel 1935 sei entrata alla Purdue University come consulente tecnica, donna; e non solo: hai studiato la completa personalizzazione dell’aereo che ti avrebbe accompagnato in giro per il mondo.
Cosa vuol dire avere le idee chiare se non questo?
Ed è proprio la tua attenzione alla tecnica e l’ingegneria che rivediamo nel divano Can, firmato sempre dai fratelli Bouroullec: un telaio tubolare essenziale, quasi ingegneristico, una struttura rigida ma personalizzabile che lo rende perfetto per chi sa cosa vuole, proprio come te.
Caparbia, hai fatto qualsiasi lavoro per pagarti le lezioni di volo e comprarti il tuo primo aereo: di seconda mano, il piccolo biplano Kinner Airster era di un giallo brillante e lo chiamavi affettuosamente Canary, il canarino. Con lui, sei riuscita a raggiungere uno dei record nella storia femminile: raggiungere i 4200 metri di altitudine.
Il tuo Canary ci ricorda la sedia Soft Edge di Iskos-Berlin: una linea smussata e colori pastello, come quelli del tuo aereo. La mensola Pivot del giovane Lex Pott poi, è come un fermo-immagine che completa la fotografia: impressa nella forma, la traccia dell’elica nello spazio.
Se c’è una cosa che non ti mancava è lo stile, e avresti amato l’installazione studiata per questo Salone, a Palazzo Clerici – come lo hanno amato le migliaia di visitatori che sono passati da Hay.
E avresti dovuto vedere com’era bello dall’alto il giardino, in quei caldi giorni di sole: dalle finestre del salone si sentiva un gran vociare, poi ti affacciavi e osservavi gente felice, aperta allo scambio e al mondo, esattamente come lo eri tu.
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