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Sono entrata in casa di una mia amica e l’ho trovata arrampicata su un ficus benjamin. Stavo per preoccuparmi ma poi mi sono ricordata che anche quest’anno il tema jungle è di moda per l’home design. Non dovrò ricomprare le fodere di tutti i cuscini di casa o riportare le piante da mia madre - anche se con lei vivrebbero sicuramente più a lungo. Ma se la casa si fa foresta, devo essere pronta a vestire i panni dell’esploratore.
Tempo di Salone del Mobile 2017: dal 4 al 9 aprile tutto il mondo del design vola a Milano. Io non ho mai pensato di scorrere Pinterest a caccia di consigli e abbinamenti su cosa indossare in aeroporto, credendo ingenuamente che bastasse essere comodi (esisteranno i cashmere flight socks per un motivo, no?) per viaggiare bene. Eppure, l’airport attire «is a thing», almeno su Internet: c’è da perdersi tra gli #ootd (Outfit of the Day) a tema su Instagram e i lookbook di cinque minuti buoni per YouTube.
Chi invece ha una direzione precisa è Louis Vuitton, che in occasione del Salone del Mobile ripropone la collezione Objets Nomades, ampliata di undici pezzi.
Sedute, valigeria e perfino lampade sono pensati per accompagnare l’avventuriero contemporaneo che non può rinunciare, nemmeno in viaggio, ai materiali pregiati e alla cura dei dettagli, marchi di fabbrica della maison Vuitton.
Gli Objets Nomades ereditano l’aspetto dei prodotti-icona del brand e, allo stesso tempo, portano l’impronta dei gusti e della ricerca personale dei designer partner nel progetto. Il miracoloso risultato è una collezione eterogenea e perfettamente coerente.
Tra i nomi dei collaboratori, figura anche quest’anno quello di Patricia Urquiola, designer e architetto spagnola che arriva a Milano negli anni dell’università, per formarsi con Achille Castiglioni.
È considerata la designer più influente del decennio 2000-2010 e nella sua collezione di successi vanta anche la medaglia d’oro spagnola per le Belle Arti.
Tra le collaborazioni da segnalare, oltre a quelle con Alessi, B&B Italia, Kartell, Molteni & Co e Salvatore Ferragamo, c’è quella con Kvadrat che ha dato vita alle stoffe che hanno impreziosito la capsule collection di Rodolfo.
Ciò che contraddistingue il lavoro di Patricia Urquiola, indipendentemente dalla commissione, è la dedizione a quello che chiama il “cuore del progetto”, che non deve cedere a compromessi. A volte autrice di lavori essenziali e altre di sovrapposizioni e intrecci colorati, il fil rouge della sua produzione è nel gioco di texture.
Urquiola ha interpretato la richiesta della maison non limitandola alla durata del viaggio, ma estendendola all’intera vita. Essenziale, nel suo lavoro di designer, è puntare sull’empatia che si crea con l’oggetto che cresce con il suo proprietario, mentre partecipa alle fasi della sua vita.
Ne risultano dei pezzi che non abbandoni una volta rientrato a casa da un viaggio, ma che sono pronti a seguirti da un appartamento al prossimo, che si integrano con la tua quotidianità e saranno presenti nei momenti chiave. Non potrai farne a meno, perché saranno tasselli della tua vita.
Per questo Salone del Mobile, Patricia Urquiola aggiorna la versione della Swing Chair che aveva proposto nel 2015: dalle tinte calde e mediterranee si passa ora a un nero di classe, mentre viene mantenuta la pelle, simbolo di Vuitton.
Anche il terzo elemento firmato dalla designer, dopo lo Stool presentato nelle edizioni passate, è una seduta: Chair è ispirata alla chaise à palabre africana e ripropone una delle firme stilistiche della Urquiola, l’intreccio.
Come lo Stool, sarà ripiegabile/pieghevole, perché quando si viaggia la leggerezza è una necessità (come c’insegnano le tasse se si superano i 25 kg all’imbarco) e Patricia Urquiola sceglie di valorizzarla, in omaggio alla cultura nomade e all’audacia degli esploratori moderni.
Un buon viaggiatore però sa che, per resistere a ogni intemperie, è nella qualità dei materiali che deve investire. Per fortuna Louis Vuitton got us covered.
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