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La rivoluzione non si farà in piedi: Kartell raccontata a Rosa Parks
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La rivoluzione non si farà in piedi: Kartell raccontata a Rosa Parks

Quando un brand sa fare bene il suo lavoro, si dice che possiede una sapienza sartoriale. E tu eri una sarta, Rosa, di ritorno dal lavoro il giorno in cui hai deciso di non cedere il tuo posto. E Claudio Luti, il presidente di Kartell, aveva appena lasciato Versace quando ha rilevato l’azienda della plastica per eccellenza. Un letterale filo rosso – il primo dei tanti che vi unisce.

È il 1° dicembre 1955 il giorno che ti rende famosa in tutto il mondo, Rosa, quello che spezza la routine della segregazione a cui vi avevano obbligati. 

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Molti dissero che quel giorno non mi alzai perché ero stanca. Ma non è vero. Ero invece stanca di cedere.
Rosa Parks

Quello che pochi sanno, però, è che tu eri un’attivista per i diritti dei neri già da molto tempo: il tuo è stato un gesto intenzionale – non premeditato, ma in cui certamente credevi fino in fondo. Come quando sei anni prima, nel 1949, Giulio Castelli, un ingegnere chimico innamorato della plastica, fonda Kartell alle porte di Milano: devi cogliere tutta l’intenzionalità di questa decisione che, ai tempi, sembrò quasi avventata.

Immagine grande: lampadario FL/Y di Ferruccio Laviani, sedia Louis Ghost e divano Uncle Jack di Philippe Starck, cavallo a dondolo H-Horse di Nendo. A destra: lampada Butterfly (in alto) e lampada Kabuki di Ferruccio Laviani

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Non si deve aver paura di cambiare: questo sembra dirti la presentazione di Kartell al Salone del Mobile 2018, in cui ad accoglierti non c’è plastica, ma legno e materiali bio. Declinati, però, in una categoria di prodotto che ha fatto la fortuna di Kartell: la sedia. 

Kartell e le sedie di Philippe Starck

Possiamo fare delle curve: è il momento di agire, così sembra aver detto Philippe Starck a Claudio Luti, per convincerlo a utilizzare il legno in un prodotto Kartell. È anche questo a fare la differenza: sapere quand’è il momento giusto per tuffarsi nel cambiamento e abbracciarlo – proprio come Castelli, proprio come tu quel giorno sull’autobus, quando non ti sei alzata per lasciare il tuo posto a un uomo bianco che avrebbe avuto la priorità, secondo la legge di allora.

Quella stessa legge che tu hai contribuito a cambiare rimanendo seduta, mentre Kartell si preparava a realizzare le prime sedie al mondo completamente in plastica, rivoluzionando il mondo dell'home design. 

la Woody Collection di Philippe Starck per Kartell, presentata al Salone del Mobile 2018la Woody Collection di Philippe Starck per Kartell, presentata al Salone del Mobile 2018

La Woody Collection è ancora un prototipo, ma le forme accoglienti dello schienale, morbidamente curvato, che invitano a rimanere seduti, sono già una vittoria. Perché ci vuole del tempo per far fruttare le cose. Come i 381 giorni di sciopero, in cui nessun membro della comunità black prese un autobus a Montgomery, nonostante fosse il mezzo di trasporto più economico e diffuso, che portarono alla fine della segregazione sui bus nella tua città. 

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Così Kartell sceglie di presentare prototipi agli eventi ufficiali, e non i prodotti finiti, a dimostrazione che il processo conta tanto quanto la conquista, che la celebrazione non è possibile senza il lavoro delle singole persone. Tra queste, c’è stata sin dagli inizi una donna. 

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Anna Castelli Ferrieri è il grande precursore e colei che ha avuto la visione della plastica nobile.
Philippe Starck

Senza Anna Castelli Ferrieri, una delle prime donne architetto in Italia, la rivoluzione della plastica nell’home design non sarebbe iniziata. Analogamente tu, Rosa, da quel 1° dicembre 1955 sei stata battezzata la madre della lotta per i diritti civili

Stand up for your rights, si dice in inglese: alzati per i tuoi diritti. Tu hai scelto di fare l’opposto e rimanere seduta, perché era il modo perfetto per mostrare quali fossero, i tuoi diritti: quelli di qualsiasi altra persona. Il potere delle sedie è molto più grande di quello che potremmo pensare. 

in basso, da sinistra a destra: la collaborazione con DoubleJ + Bio Chair, design by Antonio CitterioIn alto: lampade Cabocon di Patricia Urquiola. In basso: la capsule collection (a sinistra) della designer DoubleJ e la Bio Chair di Antonio Citterio
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