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Questa storia inizia a Bloomfield Hills, Missouri, a fine anni Trenta. È una lunga storia di amore e successo, di quelle da leggere comodamente seduti. Su una Eames Lounge Chair, ad esempio: anche perché questa è la sua storia. Probabilmente sapresti riconoscerne la forma tra mille: non ne è mai esistita una simile prima.
Ray e Charles Eames sono i protagonisti della storia e i genitori di questa sedia speciale, ma non solo: con il loro lavoro hanno rivoluzionato l’approccio, le forme e il linguaggio del design, cambiando per sempre anche le case e la quotidianità degli americani.
Questo era esattamente l’obiettivo che gli Eames si ponevano all’inizio di ogni nuovo progetto: i benefici del design dovevano entrare nella vita di più persone possibili, per migliorarne, di casa in casa, la qualità. Non si trattava certo di una missione esauribile nel giro di poco tempo: quella che era iniziata come un’avventura si era trasformata ben presto nella collaborazione di una vita.
Lui, architetto senza laurea del Missouri, lei, pittrice californiana con influenze astratt(ist)e: si incontrano alla Cranbrook Academy of Art e si sposano poco dopo, nel 1941, quando Charles decide di lasciare moglie e figlia per stare con Ray.
Sono partner nella vita ma, soprattutto, nel lavoro: sono proprio l’intesa e la fascinazione che hanno l’uno per l’approccio dell’altra a spingerli a unire le loro forze e dare vita all’Eames studio, un luogo dove poter sperimentare ogni giorno con le forme e i colori.
Qui tutto veniva toccato e trasformato: architettura, arredamento, fotografia, allestimenti per le esibizioni - nulla sembrava poter rimanere fuori dalla loro portata. L’atelier era un’apparente accozzaglia di creazioni e progetti: un giorno era un set fotografico, il giorno dopo quello di un film, quello dopo ancora tornava a essere un ufficio o diventava un archivio.
Il processo creativo poteva durare anche interi anni, altre volte solo poche settimane, ma i risultati erano sempre delle pietre miliari - per Charles, per Ray, per il design del futuro e per l’America intera. Lo studio era diventato la loro vita e la loro vita si svolgeva nello studio.
La storia dell’Eames studio, però, inizia molto prima, precisamente da un fallimento. Charles e Eero Saarinen decidono di partecipare al concorso Organic Design in Home Furnishings del MoMA presentando una sedia in compensato.
Organic Armchair è tutto il contrario delle sedute che circolavano all’epoca: non è rigida e rigorosa, ma è a forma di conchiglia, pensata per accogliere le forme della persona nel modo più confortevole possibile. Ecco, “pensato” è la parola chiave, per questo progetto: è talmente d’avanguardia che è impossibile realizzarlo materialmente - nonostante questo, ottiene il primo premio al concorso.
Decidendo che la mancata produzione era solo un intoppo momentaneo, Charles e Ray ne fanno il primo progetto su cui collaborano nell’atelier di Los Angeles. Grazie allo studio di nuove barelle per i militari americani, gli Eames si rendono conto della necessità di ripensare e capovolgere il processo creativo. Non avrebbero disegnato a priori la sedia, come avevano fatto Charles ed Eero, ma avrebbero studiato la situazione reale con il supporto di un campione di persone reali, per trovare la risposta migliore alle esigenze diverse del pubblico.
Nel 1946 la sedia è finalmente pronta, ed è qualcosa che non si è mai visto prima. È un prodotto nuovo per una società nuova - esattamente quello che gli Stati Uniti sentivano di essere nel secondo dopoguerra. La Eames Molded Plywood Chair viene svelata al MoMA - ed è in questo momento che iniziano i veri problemi. Il progetto è attribuito unicamente a Charles, ignorando non solo Ray, ma anche la ventina di giovani designer che lavorano nello studio Eames.
Il progetto della rivoluzionaria sedia era nato da ed era stato condotto come una collaborazione, un lavoro dell’intero studio. Senza dubbio, Charles era una personalità carismatica, in grado di trascinare un gruppo di persone in imprese e progetti quasi visionari - eppure, se alla fine i risultati erano sempre funzionanti e funzionali, era senza dubbio grazie al loro aiuto e impegno.
In particolare, Charles dipendeva da Ray per l’estetica di qualsiasi progetto. Non solo per il suo gusto e per il suo approccio ai colori, ma anche per la visione più delicata e meno impetuosa che aveva del lavoro del gruppo. Nel finale del documentario sugli Stati Uniti che era stato commissionato all’Eames studio e che sarebbe stato presentato all’URSS come messaggio di amicizia, Charles voleva inserire missili in decollo (non proprio promettente), ma Ray entrò una mattina nello studio dicendo risoluta: “Nontiscordardimé. Ci metteremo dei nontiscordardimé”. Le platee piene di persone commosse dimostrarono la correttezza della sua visione.
Nello studio, tutti contribuivano a tutto, e questo rendeva sempre più difficile stabilire la paternità di ogni idea o ogni apporto - anche perché Charles non si impegnava perché fossero riconosciuti. Con il passare del tempo, inoltre, si concentrò sempre di più sulla realizzazione di cortometraggi e divenne consulente per grandi aziende come IBM e Polaroid, che si rivolgevano all’Eames studio per la fama di Charles.
Sempre più interessato alla matematica, Charles dirige in prima persona i progetti, isolando costantemente Ray, che non può applicarvi come prima la propria estetica. Anche le relazioni extraconiugali si moltiplicano e non vengono nemmeno più nascoste, con grande dolore di Ray e perplessità dei collaboratori, divisi tra il fascino di Charles e le sue contraddizioni.
Dopo la morte di Charles, nel 1978, Ray tenta di mantenere in vita lo studio, dimostrando una determinazione che fino ad allora era rimasta adombrata dalla personalità del marito, e comincia a diventare un punto di riferimento per il design femminile. Ma, oltre alla conclusione di alcuni progetti, nulla viene veramente prodotto dall’Eames studio, che chiude i battenti prima della morte di Ray, che avviene lo stesso giorno, ma dieci anni dopo, di quella di Charles.
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