Precedente
Il miglior smartphone ha lo schermo nero

La casa dei tuoi sogni è a un passo da te.
Iscriviti alla newsletter e ricevi il 10% di sconto per ordini a partire da 100€!
Approfittane e non perderti nessuna offerta o novità dal mondo LOVEThESIGN.
Nel design gli anni sessanta non passano proprio mai di moda e anche quest’anno dicono la loro. Ma non lo fanno nelle linee morbide né nei colori accesi e tanto meno nelle fusioni plastiche dei prodotti, bensì nelle celebri parole di McLuhan del 1964 (dal testo Understanding Media: The Extensions of Man): il medium è il messaggio. Lo scopriamo riflettendo sul rapporto tra design e social.
I media di cui ci avvaliamo in termini di supporti, canali e modi d’uso, non si limitano a veicolare i messaggi che gli affidiamo ma ne influenzano la forma e l’organizzazione. A tal punto da spingerci a preferire, cercare e produrre le tipologie di contenuto ad essi più congeniali.
Questo significa anche che i media non solo agiscono sui messaggi ma sortiscono un effetto anche su di noi, sul nostro modo di conoscere il mondo e di raccontarlo, sulla nostra forma mentis.
Ma torniamo al design, al Salone del Mobile di Milano: anche il più snob dei puristi guarda il mondo attraverso Instagram.
Così recentemente ribattezzato da Adweek, si tratta di quell’approccio all’inquadratura perfettamente imperfetto, dove il segno della presenza umana è tangibile, dove studiatissime coreografie congelano un momento domestico di ordinaria routine: la tazza accanto al magazine che qualcuno stava leggendo, forbici e foglie reduci da una spuntatina alle piante del giardino. Si tratta di una vera e propria nuova estetica che finisce in tutti i più patinati cataloghi di design.
e poi vennero i social. Non è del tutto vero. Il merito della fotografia che passa alla storia è quello di saper fotografare (appunto) i cambiamenti sociali, anche quelli relativi al modo in cui narriamo la realtà. Instagram eredita la lezione del passato ed è una sintesi della poetica dei grandi della fotografia. Come Robert Frank di Les Americains, rifiuta la pretesa romantica dello scatto perfetto (alla maniera di Bresson, per intenderci) e, come poi farà anche l’italiano Ghirri, preferisce una sequenza di scatti che indagano superfici e dettagli, inquadrature semplici e lineari, frammenti ciascuno di per sé irrilevante, incerto, incompleto che restituiscono, in serie, l’ordinaria realtà che tutti viviamo. Rispetto a un passato glamour e sofisticato, uno stile apparentemente più grezzo e amatoriale e, sempre e solo apparentemente, alla portata di tutti.
Ogni volta che qualcuno scatta e posta un’immagine su Instagram tesse una storia su quello che sta facendo e la racconta a qualcuno al di là del feed. Dai alle persone qualcosa da raccontare e loro la racconteranno ad amici e followers. Offri loro da bere e inviteranno family and friends. Quello che conta è sempre più l’esperienza che i brand sanno offrire.
La fotografia congela l’istante: il cerbiatto con lo sguardo in camera che è la vittima del nostro scrutare e contemporaneamente anche il carnefice che ci intrappola con la seduzione dei suoi occhi umidi. In inglese scattare è shoot, sparare, colpire. In questa immobile battuta di caccia all’improvviso qualcosa si muove. Che emozione! Le nostre sentinelle primitive si allertano, i sensi ricercano nuovamente l’oggetto in movimento. Non ne va della nostra sopravvivenza, è ormai solo caccia al divertissement ma funziona, ci affascina e ci intrattiene.
Come nelle gif che spopolano sul web, veniamo stregati da un’inaspettata animazione del prodotto.
Hay
Shane Schneck
Accessori casa
Natale
Valsecchi 1918
Laudani & Romanelli
Arredamento
Normann Copenhagen
Jonas Wagell
Idee Regalo
Northern Lighting
Atle Tveit
Illuminazione
Menu
Grethe Meyer
Gubi
Bonderup - Thorup
Il meglio del design
Design Scandinavo
Pallucco
Mariano Fortuny
Tavola & Cucina
Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari
Seletti
Alessi
Marcel Wanders
Flos
Philippe Starck
Illuminazione
Alessandro Dubini
Size*
Quantity*