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È il 2004 o il 2005 e io ricevo in regalo il mio primo cellulare, un Nokia 7210. Lo schermo è a colori ed è uno dei pochi modelli, all’epoca del suo lancio nel 2002, a permettere l’invio e la ricezione di… MMS. Te li ricordi?
Tredici anni dopo, la mia app preferita è Instagram e mi dimentico sistematicamente di rispondere ai messaggi su WhatsApp.
L’era dei colori ha trionfato: uso il mio telefono per tutto meno che per telefonare.
Se la dipendenza – senza che la parola assuma (ancora) connotati negativi – dallo smartphone sembra ormai assunta quasi con rassegnazione, viene anche innegabilmente sempre più incoraggiata. È inutile provare a toglierti dalle mani il telefono: perché allora non caricarci anche la tessera del supermercato che frequenti e quella dei trasporti pubblici? Anzi, perché non trasformare lo smartphone stesso nella tua carta di credito?
Eppure, e parallelamente, l’ultima frontiera in fatto di smartphone è l’interazione tramite comando vocale, che instaura un nuovo tipo di scambio con il device. L’arrivo di Google Home in Italia, per esempio, porta l’assistente vocale di Google ancora più lontano dal tuo smartphone, che ora potrai benissimo dimenticare in cucina e riuscire comunque a riprodurre la tua playlist preferita prima di entrare in doccia.
Tra l’usare il tuo telefono per tutto e il non usarlo affatto, esiste una posizione equilibrata? E, soprattutto, lo schermo a colori del mio Nokia è stata davvero una conquista?
A rendere famosa questa feature anti-colore è stato Tristan Harris, ex designer a Google ora a capo dell’iniziativa no-profit Time Well Spent, con cui Harris e il suo team promuovono un rapporto più critico e meno passivo con le interazioni hi-tech.
Comparando lo smartphone a una slot machine, dove il premio non consiste in gettoni ma nel trovare una nuova sfavillante notifica, Harris ha creato un parallelo ormai diventato celebre (e allarmante) durante la sua famosissima TED Talk a Brussels:
È un problema che riguarda tanto i designer quanto i consumatori (cioè tu e io). Il primo passo, in attesa di un’evoluzione sostenibile, consapevole e organizzata, dev’essere la rottura di questo meccanismo di gratifica immediata e continua – basta un innocente refresh per riprovare a vincere. Nata come feature per aiutare ipovedenti e sviluppatori, Grayscale permette di impostare il telefono in modalità scala di grigi: in questo modo non solo le notifiche sono meno visibili, ma App come Instagram e Snapchat diventano di colpo definitivamente meno appetibili.
Soprattutto la sera, quando dovresti finalmente riposare e smetterla di farti deliziare da tutti quegli account di home decor che riempiono il tuo feed.
Il guardaroba, l’arredamento, il bagaglio: ora è lo smartphone a farsi minimal. La prima cosa di cui quest’interfaccia può fare a meno? I colori, ovviamente.
La grafica semplificata e lo schermo monocromatico di Blloc, lo smartphone anti-distrazioni, rendono l’esperienza di utilizzo ai limiti dell'essenziale. La home è organizzata come una timeline e ci potrai trovare solo quello che ti serve, accuratamente confezionato per farti mantenere l'attenzione solamente sull'azione che stai compiendo.
Il proposito che si sono prefissati i creatori di Blloc, infatti, è quello di ripristinare un utilizzo consapevole dello smartphone che non si limiti alle sole funzioni che si possono svolgere con il device, ma che si trasmetta in modo più ampio a tutte le relazioni interpersonali che uno smartphone veicola.
Un progetto ambizioso e assolutamente attuale, che arriverà sul mercato il prossimo autunno.
E, per quelle volte in cui ti mancheranno proprio tanto le foto a colori, sappi che potrai attivare temporaneamente la modalità Color Touch grazie al sensore per il riconoscimento delle impronte digitali.
Se pensi che passare direttamente a uno smartphone monocromatico possa essere uno shock troppo grande, potresti cominciare a modificare le tue fotografie con qualche App ad hoc, per iniziare ad assaporare il fascino del bianco e nero. Forse la più amata di tutte, anche perché è stata una delle prime, rimane Lenka, che si è presa però un periodo di pausa.
Mentre aspetti il suo ritorno, potresti sperimentare con Hueless se ti piace l'idea di scattare direttamente in bianco e nero. Per la fase di editing, invece, la più consigliata sembra essere Darkroom, disponibile al momento solo sull'App store ma correlata da una guida speciale stilata dal suo creatore in persona.
Chi meglio di lui è in grado di svelarti i segreti del perfetto scatto in bianco e nero?
Il mio preferito, però, rimane il preset B1-B6 di VSCO: una certezza.
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