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Patricia Urquiola

Patricia Urquiola è una designer di origine spagnola. Frequenta il Politecnico di Madrid e in seguito il Politecnico di Milano, dove si laurea in architettura con Achille Castiglioni. Dal 1990 al 2000 collabora con De Padova e Lissoni Associati. Nel 2001 apre il suo studio di progettazione e product design, iniziando le collaborazioni con prestigiosi marchi a livello internazionale, che la renderanno la designer più influente del decennio 2000-2010.
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Patricia Urquiola: una spagnola a Milano

L’architetto e designer Patricia Urquiola è spagnola di nascita, ma italiana d’adozione. Nata a Oviedo, ha studiato architettura prima a Madrid e poi al Politecnico di Milano, dove si è laureata nel 1989. Proprio a Milano la Urquiola ha avuto modo di conoscere e frequentare alcuni tra i maestri del design italiano. 

Achille Castiglioni è stato il relatore della sua tesi e dal 1990 al 1996 la Urquiola è stata responsabile dell’ufficio sviluppo nuovi prodotti di De Padova, a stretto contatto col designer e architetto Vico Magistretti. Nel 1996, è stata nominata coordinatrice del Gruppo Design dello studio Piero Lissoni, dove ha collaborato con alcuni dei brand più famosi, come Cappellini e Cassina. Nel 1998 ha iniziato a lavorare con Moroso, per il quale ha progettato una nuova concezione del sedersi con componenti interscambiabili per un soggiorno veramente modulare. Finalmente nel 2001 Patricia Urquiola ha aperto il suo studio, non a caso a Milano, che si occupa di architettura, design e installazioni. 

Ecco qualche appunto su una carriera costellata dall’incontro con designer e architetti leggendari e sulla vita di Patricia Urquiola, la donna più corteggiata dall’industria del design mondiale di oggi.

Lo stile: rigore e femminilità ispano-milanesi

Le parole chiave per capire lo stile ed il metodo di lavoro di Patricia Urquiola sono tre: rigore, emozione, innovazione. I suoi lavori sono empatici, sperimentali, non-convenzionali, pieni di sensibilità e di tecnica. Le medesime qualità si riscontrano sia nei suoi progetti architettonici (tra cui va ricordato il Mandarin Oriental di Barcellona) sia in quelli di design industriale e di interni. Obiettivo dichiarato del suo lavoro: coniugare bellezza e comfort.  

Di se stessa la designer spagnola, naturalizzata italiana, dice: «Sono molto rigorosa nel seguire un processo di progettazione. Le idee nascono da analogie con sollecitazioni che ricevo dalla vita di ogni giorno, dai viaggi, dai libri, dall'arte. Guardando con un punto di vista inusuale quello che è intorno a me. Poi nasce il momento più bello, che purtroppo è nascosto alla vista del pubblico: lo sviluppo del progetto. Un lavoro a quattro mani dove in molti momenti tutto sembra impossibile, ma da cui quasi magicamente nasce un prodotto industrializzato e riproducibile in serie» e ancora: «Chi guarda una poltrona deve percepire con l’occhio un senso di comfort mentale, non solo fisico». 

Con i suoi prodotti, Patricia Urquiola ambisce ogni volta a creare un ambiente che infonda la giusta sensazione di intimità e comfort, e che inviti a trascorrere del tempo in compagnia.  

Urquiola architetto: il Mandarin Oriental di Barcellona 

La grande passione della Urquiola è il design, ma la spagnola si dedica anche a progetti architettonici, per lo più alberghi, ristoranti e showroom – come i flagship store di Cassina, Missoni e Officine Panerai, o il ristorante Igniz a Saint Moritz e, soprattutto, il già citato Mandarin Oriental di Barcellona, da molti critici considerato il suo capolavoro.

L’hotel del gruppo Mandarin Oriental ha sede in una elegante palazzina del XX secolo sul Passeig de Gràcia, una delle vie più centrali di Barcellona. L’albergo ha solo 98 stanze ma una spa di oltre mille metri quadri, ristoranti e terrazze con piscine panoramiche e una suite di 236 metri quadri che occupa l’intero ottavo piano dell’edificio. Patricia Urquiola ha diretto il progetto, mentre per ogni dettaglio si è affidata alla cura di artigiani italiani e spagnoli.

Una passione su tutte: l’amore per il design 

«Se devo scegliere, se posso farlo, scelgo il design. Fare design è bellissimo. Ti concentri sugli oggetti, li analizzi, li ripensi con il filtro dell’esperienza e attraverso le reazioni di una società che dà risposte sempre diverse. Ti permette di cogliere qualcosa della contemporaneità» queste le parole di Patricia Urquiola, che non nasconde di aver sempre preferito il design all’architettura. 

«Gli oggetti devono comunicare. Dev’esserci sempre una punta di ironia, umorismo, sensualità. Io penso con le mie mani. Sono il mio primo cliente». Grazie a questo approccio olistico all’opera, Patricia Urquiola ha collaborato con i maggiori brand di questo e di altri settori, tra cui: Agape, Alessi, Andreu World, Axor, B&B Italia, Baccarat, Beko Arçelik, Bisazza, BMW, Budri, Coalesse, De Padova, Driade, Emu, Flos, Foscarini (da menzionare la linea Caboche), Gandia Blasco, Glas Italia, Kartell, Kettal, Kvadrat, Molteni, Moroso, Mutina, Louis Vuitton, Rosenthal, Viccarbe, Molteni&C, Officine Panerai, Missoni, Ritz Carlton Marriott, Design Hotel, Haworth and Boffi. 

Patricia Urquiola per Flos

La collaborazione tra Urquiola e uno dei brand italiani dell’illuminazione più noti al mondo – Flos – ha dato ricchi frutti. Il primo progetto è stato la lampada da tavolo Serena Flos: un esempio del perfetto connubio fra utilità e piacere, tipico della Urquiola. Maneggevole, dal design leggero ed elegante, Serena è fonte di luce ma anche un perfetto complemento d'arredo. Il suo design con diffusore sottile a forma di foglia è uno dei marchi di fabbrica della designer ispano-milanese. 

Tatou invece è una linea completa: comprende lampade da tavolo, a sospensione e da terra. L'elemento che caratterizza le serie è la calotta dalla superficie traforata che trae ispirazione dalle antiche armature giapponesi. Il risultato ha dinamicità e leggerezza, è raffinato ed elegante, ha uno stile retrò dal gusto esotico.  

Patricia Urquiola per Kartell 

Anche per Kartell la designer ha creato diversi prodotti, in particolari sedie e linee per la cucina. Nel segmento kitchen il maggiore successo è stato ottenuto dalle linee Jellies e Matelassè. Tra le tante sedie, invece, sono salite sul proscenio internazionale la Comback, la Foliage, la Clap e la Frilly.

In paricolare, la sedia Comback per Kartell è la rivisitazione di un grande classico: la sedia Windsor. La sedia è composta da uno schienale con sette raggi che si irradiano dalla seduta. Questa sedia, creata da unico stampo, ben combina funzionalità, innovazione ed ergonomia con la nostalgia di una seduta d’altri tempi. I colori accesi e il materiale plastico danno alla Comback, chiamata così in assonanza con l’inglese «come back», un senso di leggerezza e contemporaneità.

Molteni&C. e il Red Dot Award

La designer ha realizzato diversi progetti e collezioni per Molteni&C. e proprio per questa azienda ha disegnato il celebre tavolo Diamond, vincitore di un Red Dot Award come miglior prodotto del 2005. 

La linea Diamond comprende una serie di tavoli dalla gamba piegata e incartata come un delicato origami, disponibili sia in forma quadrata che rettangolare. Ogni tavolo Diamond è composto da un elemento composto da una lamina leggera d’alluminio piegata e da un interno composto da inserti d’alluminio e poliuretano espanso per dare solidità. I piani sono disponibili in vetro o legno, da comporre con strutture di sostegno in alluminio lucido o laccato lucido. 

Patricia Urquiola e Louis Vuitton Objets Nomades

Ideata nel 2012 da Louis Vuitton, la collezione Objets Nomades mantiene viva la lunga tradizione della creazione di meravigliosi articoli da viaggio. Gli articoli della linea Objets Nomades sono dedicati a ogni viaggiatore contemporaneo incapace di rinuncia all’alta moda e alle ultime tendenze. Sono articoli da viaggio sofisticati, arredi versatili in cui il savoir-faire artigianale sposa l'avanguardia, stabilendo relazioni tra arte, moda e design, attraverso continui rimandi allo stile della Maison francese. 

Per il design della linea, Louis Vuitton si è affidata a numerosi designer di fama mondiale, accuratamente selezionati affinché il loro stile fosse sempre in linea con quello della casa di moda. Una della collaborazioni più recenti è proprio quella con la designer spagnola.

Così nasce, tra i vari progetti, l’amaca Objets Nomades: composta da fili di nylon e cuscini di pelle è un progetto che mette in evidenza gli ideali di Patricia Urquiola. La cura dei particolari e i dettagli artigianali, un’attenzione specifica allo stile del diciannovesimo secolo: i prodotti per Louis Vuitton necessitano per essere creati di una grande manualità e le piccole imprecisioni sono dovute proprio al lavoro degli artigiani.

Un altro pezzo iconico che la Urquiola ha disegnato per Louis Vuitton è senza dubbio Palaver. Ispirata a una seduta africana e formata da due sezioni che compongono una sedia trasportabile, la Palaver è la sedia disegnata per un viaggiatore che proprio non può rinuniciare al lusso. Il corpo ha una struttura lignea ed un sedile in pelle. Richiusa, la sedia diventa una borsa.

Il palmares di Patricia Urquiola 

I riconoscimenti ricevuti dalla designer ispano-italiana sono tantissimi: International Design Yearbook, Good Design Awards dell’Ateneo di Chicago, Red Dot Award per il tavolo Diamond, Elle Decoration International Design Awards, AD Spain, A&W Germany, Interior Design All of Fame, per citarne alcuni. È stata premiata Designer of the Year dalle riviste Wallpaper e Elle Deco, e Designer of the Decennium 2000-2010 dalle riviste tedesche Home e Häuser. Mostre personali sul suo lavoro sono state esposte nei musei di tutto il mondo: la sua Poltrona Fjord fa parte della collezione permanente del MOMA di New York.

Nel 2011 Patricia Urquiola ha ricevuto due tra i suoi più prestigiosi riconoscimenti: la Medalla de Oro al Mérito en las Bellas Artes e la Croce dell’Ordine di Isabella la Cattolica dal Re Juan Carlos I di Spagna.  

Donna in un settore maschile

A chi le chiede cosa vuol dire essere donna in un ambiente dominato in passato e sostanzialmente maschile ancora oggi, la Urquiola risponde: «Noi donne, a mio parere, spesso pensiamo troppo e ci sottovalutiamo. Il momento più bello della mia carriera arrivò proprio quando imparai a prendere coscienza della mia forza e a lavorare senza paura».

Patricia Urquiola è stata ambasciatrice per WE-Women per EXPO 2015 insieme ad altre figure di spicco di vari settori: letteratura, scienze, business, arte, politica. A proposito dell’importanza del networking al femminile, la Urquiola ha dichiarato: «L’alleanza tra donne è cruciale ad ogni livello. Credo che manchi ancora una rappresentanza femminile idonea in politica e nelle aziende. Lì le donne sono ancora la minoranza, mentre in settori come quello dell’educazione c’è ormai uguaglianza tra donne e uomini».

La Urquiola rimane uno dei cardini del disegno industriale, senza distinzione di genere: una presenza autorevole femminile, circondata da colleghi uomini. Di lei la collega Shane Schneck ha detto: «Mi ha insegnato a essere forte e determinata per farmi valere in questo settore. Il suo entusiasmo e il suo spirito sono contagiosi. Penso si percepisca dai suoi lavori».